How to: richiedere modifiche alle schede

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    Nome personaggio + link scheda: Indra, Lamya Al-Huwaider
    Richiedo la modifica di: Salve. Sono successe cose e per *motivi* adesso questo aggeggio appartiene a Lamya. Quindi io e Aki abbiamo di comune accordo deciso(?) di chiedere se fosse possibile spostarlo dall'inventario di Indra a quello di lei. 👀 Grazie mille.

    CITAZIONE
    - [ Pendente in Cor Eranis ] souvenir delle Eranisnachte del 1025. Si tratta di un pendente d’argento con incastonata una piccola gemma di Cor Eranis dalle proprietà fosforescenti. Ogni anno gli artigiani di tutta Lykos fanno a gara per guadagnarsi l’onore di elaborare il design del gioiello che sarà donato ai partecipanti delle Eranisnachte; ad aggiudicarsi il titolo di miglior orefice di quest’anno è stata la famosa Ella Schäfer, già vincitrice nel 1008 e nel 1014.
    Ovviamente Lamya non è mai stata alle Eranisnachte: il gioiello è stato "rubato" ad uno straniero passante per Ek Jagadhya nel mese di Yuanfén dello stesso anno.

    Codice:
    HTML
    - [ [URL=https://i.imgur.com/EIkbiem.jpeg]<b>Pendente in Cor Eranis</b>[/URL] ] souvenir delle Eranisnachte del 1025. Si tratta di un pendente d’argento con incastonata una piccola gemma di Cor Eranis dalle proprietà fosforescenti. Ogni anno gli artigiani di tutta Lykos fanno a gara per guadagnarsi l’onore di elaborare il design del gioiello che sarà donato ai partecipanti delle Eranisnachte; ad aggiudicarsi il titolo di miglior orefice di quest’anno è stata la famosa Ella Schäfer, già vincitrice nel 1008 e nel 1014.
    Ovviamente Lamya non è mai stata alle Eranisnachte: il gioiello è stato "rubato" ad uno straniero passante per Ek Jagadhya [URL=https://kharlan.blogfree.net/?t=6415037]nel mese di Yuanfén[/URL] dello stesso anno.
     
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    Aggiornate entrambe le schede!
     
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    Nome personaggio + link scheda: Asra Belingard
    Richiedo la modifica di: Ecco, per qualche motivo mi è saltata l'immagine del fiore nella scheda di Asra quindi se potete sostituirla, vi lascio il link della nuova qui sotto, grazie,, ♡

     
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    Nome personaggio + link scheda: Joshua B. Chambers
    Richiedo la modifica di:

    Vorrei ampliare il campo "Occupazione" parlando della relazione col suo mecenate, visto che Sapph ha sfornato la scheda:
    CITAZIONE
    ✦ Occupazione: giovane e promettente drammaturgo, lavora in uno dei tanti teatri della capitale, mantenuto e sostenuto dal nobile Xiaohan Ying. L'eccentrico quanto volubile mecenate supporta Joshua da più di tre anni, ed è l'unica persona a cui il drammaturgo abbia mai concesso di leggere le sue bozze. Nonostante i frequenti bisticci, tra i due v'è un rapporto di assoluta fiducia — anche se Joshua non si è mai sentito di rivelare la sua natura di Morrwen all'uomo segretamente mutaforma.
    Scrittore un tempo assai prolifico, da qualche tempo non pubblica più nuove opere, cosa che sta inasprendo i rapporti tra lui e Xiaohan. Stando alle malelingue, la sua scandalosa relazione amorosa con l'accompagnatore Emilien Gauthier è la causa del suo blocco creativo.
    La realtà è un filo più complessa.

    Segnare la pietra della sua Silpetit, dettaglio che non avevo messo:
    CITAZIONE
    Sodalite, osso sacro [4/5]

    E cambiare retroattivamente una linea del background, visto che ho deciso dopo aver fatto la scheda che Joshua non scrive mai tragedie ed è diventato un dettaglio importante:
    CITAZIONE
    I critici lo elogiavano per la varietà delle sue storie, dai drammi storici come Il Mendicante di Al-Minliar, a commedie più leggere come Molto Silenzio Per Niente.

    Codice con tutti i cambiamenti così si fa prima:
    CODICE
    <div style="background: transparent; width: 620px !important"><div style="background-image: url(https://i.imgur.com/4OFGEI4.png); width: 620px !important; height: 185px !important"><div style="background-image: linear-gradient(to bottom, transparent, transparent, #050505); width: 620px !important; height: 125px !important; padding-top: 60px"><div class="cs_name" style="color: #a2e1db">Joshua B. Chambers</div></div></div><div style="background-color: #050505; padding: 10px; border-bottom: 10px solid #a2e1db"><div class="cs_info" style="overflow: auto; height: 123px !important; padding-right: 5px">&#10022; <b>Nome e cognome:</b> Joshua Benjamin Chambers

    &#10022; <b>Età:</b> 28 anni, anche se si lamenta come se ne avesse 80.

    &#10022; <b>Data di nascita:</b> nato in una notte di mezz'estate, il primo giorno di Stille. Il suo segno zodiacale è la Vergine <del>di nome e di fatto</del>.

    &#10022; <b>Luogo di nascita:</b> Lygna

    &#10022; <b>Residenza attuale:</b> Sjøen

    <b>&#10022; Occupazione:</b> giovane e promettente drammaturgo, lavora in uno dei tanti teatri della capitale, mantenuto e sostenuto dal nobile [URL=https://kharlan.blogfree.net/?t=6454602]Xiaohan Ying[/URL]. L'eccentrico quanto volubile mecenate supporta Joshua da più di tre anni, ed è l'unica persona a cui il drammaturgo abbia mai concesso di leggere le sue bozze. Nonostante i frequenti bisticci, tra i due v'è un rapporto di assoluta fiducia — anche se Joshua non si è mai sentito di rivelare la sua natura di Morrwen all'uomo segretamente mutaforma.
    Scrittore un tempo assai prolifico, da qualche tempo non pubblica più nuove opere, cosa che sta inasprendo i rapporti tra lui e Xiaohan. Stando alle malelingue, la sua scandalosa relazione amorosa con l'accompagnatore [URL=https://kharlan.blogfree.net/?t=6416518]Emilien Gauthier[/URL] è la causa del suo blocco creativo.
    La realtà è un filo più complessa.

    &#10022; <b>Razza:</b> Morrwen • Pregio: forza, Difetto: resistenza

    &#10022; <b>Potere:</b> capacità di creare semplici illusioni visive e uditive grazie alla forza della parola scritta.
    La forma dell'illusione va descritta accuratamente su un pezzo di carta. Più estesa e accurata la descrizione, più l'illusione apparirà solida e reale. Una volta bruciato, il foglio sprigionerà poi l'illusione ivi descritta. Le illusioni possono essere preparate in anticipo, ma la loro efficacia tende a svanire nel tempo. Fogli più vecchi di un mese sprigioneranno solo pallide immagini.
    Il prezzo da pagare? Joshua ci mette il sangue nelle sue opere, <i>letteralmente</i>: perché le sue illusioni prendano vita, le descrizioni devono esere scritte utilizzando il suo sangue (solitamente lo mischia ad alcool etilico, per renderlo meno grumoso e facilmente usabile con una penna).
    Data la difficoltà di preparazione, questo potere non può essere utilizzato in combattimento. Joshua utilizza la sua abilità principalmente per abbellire i suoi spettacoli con effetti speciali, o per creare dei siparietti e testare copioni senza bisogno di attori.

    &#10022; <b>Equipaggiamento:</b>
    [ <b>Lightstick</b> ] Il tipico lightstick usato ai concerti della musica pop horii, brandizzato appositamente per la Benedizione del Fuoco. Emette una luce rosso brillante e sulla lunghezza della plastica sono inseriti due ritagli di carpa che aiutano a creare un simpatico effetto di forme d'ombra.
    </div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #a2e1db">Non ti scordar di me (Myosotis) « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">FIORE</span> <i class="fas fa-fan"></i></div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #a2e1db">Sodalite, osso sacro [4/5] « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">SILPETIT</span> <i class="fas fa-gem"></i></div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #a2e1db">Virtuoso (collegio bardico) « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">CLASSE</span> <i class="fas fa-user-circle"></i></div> <div class="cs_pv"><div style="border-bottom: 2px solid #201818; padding-bottom: 5px; margin-bottom: 5px; text-align: left"><i class="fas fa-id-card" style="margin-right: 5px"></i> Hans Christian Andersen (adulto)</div> Fate/EXTRA CCC<i class="fas fa-atlas" style="margin-left: 5px"></i></div> [IMG=4sPoEVJ]https://i.imgur.com/4sPoEVJ.png[/IMG] <div style="background: transparent; display: inline-block"><div class="cs_psiche">psicologia</div><div class="cs_desc1" style="overflow: auto; height: 150px !important; padding-right: 5px">Presente quelle persone simpatiche e solari, dalla chiacchiera facile, sempre col sorriso sulle labbra? Ecco, lui è il contrario.
    Schivo, acido e brontolone, Joshua è un giovane con l'animo di un vecchio che fissa i cantieri: un'incredibile capacità di osservazione, unita a un'incredibile capacità di criticare tutto e tutti. Il sarcasmo è la sua modalità standard di esprimersi, e più di un nobile l'ha pagato profumatamente per scrivere sonetti satirici contro nobili nemici.
    Quella del brillante oratore dalla lingua velenosa è una maschera che si è accuratamente costruito, scudo usato per nascondere una notevole dose di disagio sociale. I Morrwen sono spesso malvisti da altre razze, e Joshua sa che rivelare la propria natura inumana gli renderebbe la vita più difficile — ma essendo privo di emozioni, spesso fatica a capire come interagire con altre persone. Meglio chiudersi a riccio, dunque, facendo lo scontroso e chiudendosi nel suo mondo fatto di libri. La sua arte è per lui una vera e propria ossessione: scrittore infaticabile e perfezionista, trae grande orgoglio dalla sua capacità di creare opere teatrali toccanti pur essendo lui stesso privo di sentimenti. Altri Morrwen tendono a focalizzarsi su un'emozione in particolare, ma Joshua preferisce la varietà, e avidamente divora ogni palpitazione del suo adorante pubblico. Evocare l'emozione desiderata è per lui una scienza, più che un'arte.
    Una scienza in cui punta ad eccellere.</div> <div style="background: transparent; display: inline-block"><div class="cs_desc2" style="overflow: auto; height: 150px !important; padding-right: 5px">Un topo di biblioteca, secco, dinoccolato, e dall'aria perennemente infastidita.
    Joshua ha le mani delicate di chi non ha mai sollevato qualcosa più pesante di una penna, e la postura ricurva di un uomo sempre chino sui libri. È evidente che ci passi troppo tempo, in mezzo a tomi e scartoffie: incarnato pallido di persona che esce di casa ogni mai, corpo magro di chi spesso si dimentica di mangiare, capelli perennemente arruffati perché tanto chi mai lo guarda. Non sarebbe un brutto ragazzo se si degnasse di curare il proprio aspetto, ma è già tanto se si ricorda di lavarsi. Meno male che ha abbastanza soldi da potersi permettere qualcuno che gli stira le camicie.</div><div class="cs_aspetto">aspetto fisico</div> <div class="cs_img">[IMG=YaSwSih]https://i.imgur.com/YaSwSih.png[/IMG]</div> <div class="cs_background">Certe persone passano la vita cercando di capire cosa vogliono fare nella vita. Joshua Benjamin Chambers, nato a Lygna nel 997, già a sei anni annunciò alla famiglia di voler diventare uno scrittore.
    La dichiarazione venne accolta con una certa perplessità: i Morrwen non sono esattamente creature artistiche, essendo prive di emozioni, e i genitori davano già per scontato che essendo il primogenito, il piccolo avrebbe preso in mano le redini della loro azienda tessile. Forse il piccolo aveva visto troppi film, decisero. Forse col tempo avrebbe cambiato idea.

    Joshua non cambiò idea. Spinto da eccezionale cocciutaggine, riuscì a convincere i genitori a finanziare i suoi studi artistici, promettendo in cambio di non trascurare i libri di contabilità che l'avrebbero aiutato un giorno a prendere in mano gli affari di famiglia. Si focalizzò nelle arti bardiche e nell'ars poetica… ottenendo risultati inizialmente imbarazzanti. Buona prosa, ma personaggi poco convincenti, continuavano a ripetergli i suoi professori. Se fosse stato in grado di provare qualcosa, Joshua avrebbe forse provato umiliazione e vergogna. Avendo la profondità emotiva di una pozzanghera, si limitò a incassare le critiche e a tirare avanti.
    Non sapeva come le persone si muovessero, spinte dai loro sentimenti, ma sapeva quali erano i capolavori che tutti ammiravano per la loro carica emotiva. Così li studiò. <i>Ossessivamente</i>. Li fece a pezzi. Imparò a capire i meccanismi narrativi che provocavano certe emozioni.

    Nessuno si era aspettato che diventasse così bravo. Quando un nobile mecenate di Sjøen lo prese sotto la sua ala, i genitori neanche si lamentarono più di tanto, stupiti dal successo e dall'improbabile quantità di denaro raccolta dal figlio. Era venuto su tutto strano, Joshua, un ragazzo arcigno e scorbutico che schivava i riflettori preferendo guardare gli spettacoli da dietro il palco. Ma quando fissava il suo pubblico, nascosto dietro le quinte, quasi sembrava felice.

    I critici lo elogiavano per la varietà delle sue storie, dai drammi storici come Il <i>Mendicante di Al-Minliar</i>, a commedie leggere come <i>Molto Silenzio Per Niente</i>. Tale fu il successo delle sue opere, che qualcuno iniziò a paragonarlo a Yokoshito Sadamoto. Sì, <i>quel</i> Sadamoto, il famoso poeta nato nell'Impero del Drago Nero più di trecento anni fa. La reincarnazione, dopotutto, su Kharlan è la norma. E in base al ritmo narrativo, il lessico usato e certi temi ricorrenti, un famoso studioso di letteratura ipotizzò che l'essenza dell'anima dei due artisti potesse essere la stessa. Lo stesso spirito, lo stesso fiore.
    L'essere paragonato a uno scrittore tanto stimato avrebbe dovuto essere motivo di orgoglio. Ma dopo aver sentito quella teoria, Joshua Benjamin Chambers non riuscì più a scrivere una sola parola.

    Certe persone passano la vita cercando di capire cosa vogliono fare nella vita. Ma cosa fare quando passi ventotto anni cercando di raggiungere la perfezione, solo per scoprire di aver già dato il meglio in un'altra esistenza?
    Oltre a ubriacarsi male, si intende. Il primo seme Silpetit l'ha perso così, sprofondando nelle nebbie di un coma etilico in una misurata imitazione di artistica disperazione.
    Ora deve capire cosa fare degli altri quattro.</div></div></div></div></div>
     
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    Ridando un'occhiata ai miei file, a più di un anno dal completamento di questa scheda (yup), ho notato questo mio sfuso lol

    Nome personaggio + link scheda: Daynrei Kriegsmesser
    Richiedo la modifica di: Descrizione sezione nome + tolta una parte ormai superflua nella suddetta, essendo lo spunto mai stato utilizzato.
    Codice:
    Vecchia:
    HTML
    Daynrei è il secondogenito della famiglia di morrwen, con una lunga linea militaristica alle spalle e sempre fedele alla causa data loro da Martel, conosciuta con il cognome "Kriegsmesser", ed è ricordato da alcuni membri abbienti di Aztlan come la “pecora nera” della suddetta famiglia. Si fa colloquialmente chiamare Dayn o Rei, a lui non fa molta differenza. Quando ancora era un soldato, era conosciuto con il codename di “Deimos” in contrapposto a quello del suo vecchio compagno d'armi, “Phobos”.

    Nuova:
    HTML
    Daynrei è il secondogenito della famiglia di Morrwen, con una lunga linea militaristica alle spalle e sempre fedele alla causa data loro da Martel, conosciuta con il cognome “Kriegsmesser”, ed è ricordato da alcuni membri abbienti di Aztlan come la “pecora nera” della suddetta famiglia.
    In realtà, “Daynrei” è solo un diminutivo colloquiale essendo il suo nome completo ed ufficiale “<b>Daynziel Reiher Kriegsmesser</b>”, ma per brevità ormai si fa chiamare semplicemente Daynrei, nome più semplice e pratico. Si fa colloquialmente chiamare Dayn o Rei, a lui non fa molta differenza.
     
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    Nome personaggio + link scheda: Mei Wang.
    Richiedo la modifica di: Ho dato una piccola ritoccatina alla scheda di Mei, correggendo frasi che mi suonavano strane, aggiungendo dettagli nel campo "Data di Nascita" e "Residenza Attuale" e modificando un piccolo dettaglio nella voce "Occupazione": non è più l'unica erede del kwoon di famiglia, ma è una degli eredi, insieme a Shaoran. Non ho mai menzionato questo dettaglio in role, quindi penso non ci siano problemi a cambiarlo!
    Codice: Lascio la scheda modificata sotto spoiler:
    HTML
    <div style="background: transparent; width: 620px !important"><div style="background-image: url(https://i.imgur.com/zahgGmC.jpg); width: 620px !important; height: 185px !important"><div style="background-image: linear-gradient(to bottom, transparent, transparent, #050505); width: 620px !important; height: 125px !important; padding-top: 60px"><div class="cs_name" style="color: #ff968a">Mei Wang</div></div></div><div style="background-color: #050505; padding: 10px; border-bottom: 10px solid #ff968a"><div class="cs_info" style="overflow: auto; height: 123px !important; padding-right: 5px">&#10022; <b>Nome e cognome:</b> Mei Wang.
    I suoi fratellini minori la chiamano <i>Mei-shun</i> o, in maniera più affettuosa e informale, <i>Mei-Mei</i>.

    &#10022; <b>Età:</b> 29 Anni.

    &#10022; <b>Data di nascita:</b> 8 Fajar 996. Mei rappresenta appieno quelle che sono le caratteristiche più comuni del segno della Madre, in particolar modo per la sua tendenza a pensare sempre al benessere altrui, a discapito del proprio. Ad accompagnare questo segno zodiacale vi è l'ascendente nella Vergine, che corona la personalità forte, dolce e tenace della primogenita di casa Wang.

    &#10022; <b>Luogo di nascita:</b> Shinkiro, terza città nel kai di Yue. Fino ad ora non si è mai spostata dalla sua città natale, nonostante abbia sempre desiderato ardentemente poter viaggiare e vedere le altre meraviglie della sua nazione.

    &#10022; <b>Residenza attuale:</b> Shinkiro, in una spaziosa villetta poco distante dal centro della città, adatta a ospitare la sua numerosa famiglia.

    &#10022; <b>Occupazione:</b> La famiglia Wang è rinomata per possedere una piccola scuola di arti marziali, nella città di Shinkiro. Mei, in quanto una degli eredi principali del kwoon, ha seguito la tradizione di famiglia e lavora come insegnante nella suddetta palestra. In particolare, è specializzata nello stile di combattimento <i>Wing Chun</i>, arte per cui si è duramente allenata fin dalla tenera età.

    &#10022; <b>Razza:</b> Umana.
    <i>Pregio:</i> Difesa.
    <i>Difetto:</i> Magia.

    &#10022; <b>Equipaggiamento:</b>
    - [ [URL=https://i.imgur.com/qy5lSsK.png]<b>Spilla a forma di carpa</b>[/URL] ] Una deliziosa spilla in metallo a forma di carpa, dai colori delicati e la bordatura rifinita in simil-oro.
    </div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #ff968a">Geranio Rosso « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">FIORE</span> <i class="fas fa-fan"></i></div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #ff968a">Granato, fra le scapole + 5/5 « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">SILPETIT</span> <i class="fas fa-gem"></i></div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #ff968a">Monaco « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">CLASSE</span> <i class="fas fa-user-circle"></i></div> <div class="cs_pv"><div style="border-bottom: 2px solid #201818; padding-bottom: 5px; margin-bottom: 5px; text-align: left"><i class="fas fa-id-card" style="margin-right: 5px"></i> Utahime Iori</div> Jujustu Kaisen <i class="fas fa-atlas" style="margin-left: 5px"></i></div> [IMG=mtD7xdU]https://i.imgur.com/mtD7xdU.png[/IMG] <div style="background: transparent; display: inline-block"><div class="cs_psiche">psicologia</div><div class="cs_desc1" style="overflow: auto; height: 150px !important; padding-right: 5px">In quanto sorella maggiore di una famiglia composta da numerosi fratelli, Mei è cresciuta fin da piccola con un grande carico di responsabilità sulle spalle. La sua condizione famigliare, per quanto apparentemente serena, l'ha forgiata a essere quella che appare oggigiorno: una ragazza molto forte, in grado di rappresentare una colonna portante e una sorta di seconda madre per i suoi fratelli minori.
    Il suo carattere è dolce e rassicurante, praticamente materno, e possiede un naturale carisma che l'aiuta a saper socializzare facilmente. Al tempo stesso, non è quel tipo di persona a cui piace stare con le mani in mano, al punto da non riuscire a stare ferma per troppo tempo: per Mei non esistono pause e, se non sta lavorando, probabilmente è intenta a sbrigare commissioni per la sua famiglia o a passare il tempo insieme a loro. Sa essere inoltre un'ottima consigliera e ascoltatrice, tanto che molti suoi amici fanno affidamento su di lei in cerca di supporto.

    Nonostante il suo temperamento molto buono, Mei possiede un caratterino da non sottovalutare. Ha la tendenza a innervosirsi facilmente, quando qualcuno prova a infastidirla, e non è raro che rimproveri i suoi fratelli minori quando fanno delle marachelle. La meditazione, pratica che ha messo in atto fin da quando ha iniziato gli allenamenti di arti marziali, ha smussato questo suo lato fumantino, ma in determinate circostanze ancora riemerge con forza. Solo quando combatte raggiunge un stato di totale zen, impedendo alle sue emozioni forti di sopraffarla e mantenendo completamente la ludicità.
    Per quanto concerne l'ambito <i>sentimentale</i>, Mei non ha mai avuto molte relazioni, a causa delle responsabilità che porta sulle spalle e che rendono la sua vita piuttosto impegnativa. Sebbene possa vantare un carattere molto socievole, quando si tratta dei sentimenti diventa piuttosto impacciata, lasciando emergere la sua <i>inesperienza </i>su quel fronte. Quando si innamora davvero di qualcuno, però, è in grado di donare tutta se stessa e di essere estremamente affettuosa.

    Mei è dunque una donna molto forte e decisa e sembra portare con fierezza il peso che grava sulle sue spalle. In realtà, sebbene il suo orgoglio le impedisca di ammetterlo, fatica molto a sostenere le pressioni che la sua famiglia le ha involontariamente imposto. Spesso sacrifica i suoi desideri per accontentare quelli dei genitori e dei suoi fratellini: ne è una dimostrazione il fatto che per tutti questi anni sia rimasta a casa, invece di viaggiare come ha sempre sognato. Tende ad assumere il ruolo di crocerossina di tutti e farebbe di tutto per proteggere le persone a lei care: ne è un segno lampante la cicatrice che ha sul viso, che si è procurata per proteggere suo fratello. </div> <div style="background: transparent; display: inline-block"><div class="cs_desc2" style="overflow: auto; height: 150px !important; padding-right: 5px">Sebbene al primo impatto Mei possa sembrare una ragazza dal fisico minuto, in realtà è molto allenato, da una muscolatura scattante e snella, forgiata da anni e anni di allenamenti fisici. Non possiede tanto una forza fisica <i>bruta</i>, quanto la capacità di colpire l'avversario nei punti giusti, senza affaticarsi troppo. Alta a malapena un metro e sessanta, è in grado di atterrare senza problemi uomini molto più alti e muscolosi di lei, grazie a uno stile di combattimento basato sulla <i>difesa aggressiva</i>.

    Il viso, segnato da una vistosa cicatrice rosata, è in realtà molto grazioso. I suoi occhi dal taglio obliquo sono grandi, da cerbiatto, e molto espressivi, mentre il naso è piccolo e le labbra carnose, di un colore rossastro. La fronte è coperta dalla frangetta e, quando non si sta allenando, lascia i suoi lunghi capelli corvini sciolti, legati giusto da un fiocco bianco all'altezza della nuca. Indossa i tipici vestiti tradizionali della sua città, nonostante sia profondamente interessata al mondo della moda della capitale, decisamente più moderna rispetto a Shinkiro. Il suo Silpetit si trova sulla schiena, in mezzo alle scapole, e ha una particolare forma a goccia. Il suo colore richiama quello del granato, un rosso molto scuro.</div><div class="cs_aspetto">aspetto fisico</div> <div class="cs_img">[IMG=Yj2ueJ8]https://i.imgur.com/Yj2ueJ8.jpg[/IMG]</div> <div class="cs_background">La nascita di Mei fu un evento atteso da tutta la famiglia Wang, soprattutto dai due coniugi Akame e Yun, che desideravano ardentemente poter avere un figlio. La piccola di casa crebbe circondata di affetto, attenzioni e amore per i suoi primi due anni di vita, prima di diventare ufficialmente una sorella maggiore.
    Non passò molto tempo, difatti, prima che i suoi genitori diedero alla luce Shaoran, il nuovo piccolo della casa, verso cui fortunatamente Mei non provò mai gelosia: era anzi felice all'idea di poter avere un fratellino con cui giocare e trascorrere il tempo, tanto da legarsi subito a lui.
    Più passarono gli anni, più la famiglia Wang divenne numerosa. Dopo cinque anni fu il turno di Kumiko, nata in un giorno di pioggia battente, mentre Mei si trovava a scuola; seguì Yuan, il parto più difficile fra tutti, che costrinse Akame a recarsi in ospedale, facendo preoccupare tutta la famiglia. Infine, quando ormai Mei aveva già compiuto dieci anni, nacque il suo ultimo fratellino, Shui, un bambino dall'indole buona e silenziosa, considerato il <i>cucciolo di casa</i>. Ben presto, i genitori di Mei resero chiaro che lei dovesse aiutarli a prendersi cura della loro numerosa famiglia, dal momento che erano impegnati con il lavoro: Mei, desiderosa di renderli orgogliosi, si fece carico di quel peso fin da bambina, occupandosi di dare la pappa ai più piccoli, di accompagnarli a scuola, di aiutarli a studiare e di giocare con loro.
    In fin dei conti, Mei ha sempre voluto un gran bene ai suoi fratelli e il loro rapporto è sempre stato molto sereno, per questo motivo sia Akame che Yun non sospettarono minimamente di aver imposto alla maggiore dei loro figli un peso troppo grande da sostenere, soprattutto per una ragazza della sua età.

    La famiglia Wang, in ogni caso, è rinomata in Shinkiro per possedere una scuola di arti marziali, aperta a chiunque voglia intraprendere la via del perfezionamento corporeo. Yun ha sempre cercato di coinvolgere i suoi bambini nell'attività di famiglia, sottoponendoli ad allenamenti serrati fin da piccoli: trovò terreno fertile in Mei, che fece del Wing Chun, stile di combattimento tipico di questa scuola, la sua vocazione. Quando non si occupava dei suoi fratellini, Mei passava il tempo ad allenarsi duramente, a meditare, a studiare anatomia per essere in grado di colpire gli avversari in punti strategici, raggiungendo in questo modo una fluidità sorprendente nei movimenti, che l'ha resa una delle combattenti più forti della sua famiglia.
    All'età di venti anni divenne ufficialmente un <i>maestro di arti marziali</i>, seguendo le orme di suo padre. Per quanto questa posizione l'avesse fatta sentire onorata, Mei ha sempre segretamente sognato di poter viaggiare per l'Impero, visitare la capitale, vedere le montagne... Shinkiro era un luogo troppo piccolo per lei, nonostante lì vivesse in pace con la sua famiglia. Ma, per il bene di tutti, mise da parte quel sogno.

    Ci fu un evento nella tranquilla vita di Mei che, tuttavia, lasciò una profonda cicatrice in lei. Accadde quando aveva sedici anni e suo fratello Shaoran ne aveva quattordici: al tempo, il ragazzo si era allontanato molto dalla sua famiglia e stava vivendo una vera e propria fase di ribellione, che lo portava ad allontanarsi spesso da casa e a frequentare gruppi di ragazzi della sua età che compivano piccoli crimini. La famiglia Wang iniziò a sospettare che ci fosse qualcosa che non andava, soprattutto Mei, che era particolarmente legata al suo fratellino.
    Un giorno, quando lui uscì di casa dopo cena, decise di seguirlo di nascosto... per poi scoprire che Shaoran si era cacciato in guai più seri di quelli che avesse potuto immaginare: si era infatti indebitato con quel piccolo gruppo di delinquenti e, quando si era ribellato alla loro richiesta di ripagare il debito con qualche cimelio prezioso della sua famiglia, i ragazzi iniziarono ad accanirsi su di lui. Mei intervenne istintivamente, gettandosi davanti al fratello per proteggerlo e usando le sue abilità nel combattimento per atterrare e allontanare qualche ragazzo da loro.
    Non era consapevole del fatto che, fra quei delinquenti, ve ne fosse uno in grado di controllare il fuoco. Una frusta di fiamme, generata dalla magia, le sferzò il viso, provocandole una dolorosa ustione: il suo urlo di dolore risvegliò le case a loro vicine, portando il gruppo di delinquenti a scappare via. Shaoran la portò di corsa a casa per poter essere soccorsa da qualcuno: la teneva sulle spalle, mentre le lacrime gli rigavano il viso livido e cercava di sorreggersi sulla gamba dolorante, terrorizzato all'idea che sua sorella potesse perdere uno dei suoi preziosi semi di Yggdrasill per colpa sua.

    Mei non era in fin di vita, ma ne uscì con una cicatrice sul viso, che l'avrebbe segnata in eterno. Shaoran si scusò con lei per quello che aveva fatto, mortificato di aver messo sia lui che la sua famiglia in pericolo: Mei, dopo un bel rimprovero, gli diede un dolce abbraccio. Il loro rapporto, da quel momento, divenne ancora più saldo e Shaoran decise di lasciar perdere il mondo della delinquenza, impegnandosi a lavorare e ad allenarsi nella scuola di arti marziali della loro famiglia.
    Anche Mei sembra aver superato quel brutto episodio... o almeno, così sembra. Ancora oggi prova un profondo timore per coloro che sono in grado di controllare la magia, vedendola come una forza tanto benefica quanto al tempo stesso distruttiva nelle mani sbagliate.
    </div></div></div></div></div>

    Grazie ♥♥
     
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    Nome personaggio + link scheda: Killian MacTíre
    Richiedo la modifica di: Ascendente, Silpetit e pv. E ho sistemati diversi errori di battitura.
    Codice:
    Silpetit: Ossidiana
    PV: Wriothesley Genshin Impact
    Immagini: xx

    ✦ Data di nascita: 11 Siorai sotto il segno dell'Albero con ascendente Fuoco.
    ✦ Occupazione: Bandito ricercato per rapine, borseggi e aggressioni violente. Non esiste l'onore tra criminali quindi, se gli capita l'occasione, fa anche il cacciatore di taglie pur avendo una taglia sulla sua testa.
    ✦ Razza: Mutaforma Lucasis.
    In forma umana ha l'abitudine di ringhiare e/o mordere quando si sente minacciato, annusare cose o persone, sedersi a quattro zampe o acciambellarsi. Con questo aspetto non può emettere i tipici ultrasuoni che comunque non potrebbe sentire e gli dannegerebbero l'udito. Inoltre soffre molto il caldo.

    Carattere: Nonostante la taglia che pende sulla sua testa e la sua pessima fama Killian è davvero un tipo gentile e di buon cuore sempre pronto a difendere il più debole. Tuttavia è un lupo solitario che non apprezza la compagnia, sicuramente non quella degli esterni al suo branco, ma non scaccia mai nessuno se è una compagnia tranquilla e che non porta guai. Anche se a volte fa certe sue uscite spavalde e malandrine è perlopiù un tipo freddo e silenzioso quanto letale in quanto ex soldato preparato a tutto. Ma ha anche la tendenza ad arrabbiarsi facilmente con veri e propri scatti d'ira tanto che a volte la sua indole acceca la sua ragione rendedolo minaccioso e violento. Segno che sia un pò lunatico e un vero attaccabrighe, anche se di solito sono gli altri ad attaccar briga con lui, in compenso non se la prende mai con civili e innocenti ma solo con altri delinquenti. Per questo si potrebbe definire una sorta di ladro gentiluomo anche se lui odia sentirsi appellare così. Afferma piuttosto di avere semplicemente dell'orgoglio e non essere una carogna. Gli piace la solitudine, il suo stato di ricercato non lo spaventa, vive ogni giorno come fosse l'ultimo ed è un abile cecchino. La sua famiglia gli manca ma tiene questa debolezza per se, a volte prova a chiamarli, ma è inutile essendo stato ripudiato anche da loro.

    Aspetto fisico: Killian appare come un uomo dal fisico slanciato ma atletico dovuto a numerosi allenamenti. Tutt'oggi non perde mai tempo per tenersi in forma. E' alto 1.95 cm, cosa che lo rende ancora più minaccioso. Il suo viso sbarbato ha dei lineamenti forti e squadrati, occhi dalle iridi azzurre, un naso dritto e le labbra sottili. I capelli invece sono arruffati e dello stesso color corvino con alcune ciocche grigie del suo pelo. Ad entrambe le orecchie ha alcuni orecchini neri che rimangono anche nella forma animale. Come Lucasis è un esemplare dalla folta pelliccia nera con alcune ciocche grigie, leggermente più grosso della media dagli occhi color ghiaccio, lunghi canini e un paio di corna corvine.

    Background: I MacTíre sono un antico branco di mutaforma Lucasis di Aztlan. Un tempo semplici bestie lo rimasero fin quando uno di loro non scoprì di poter tramutarsi in essere umano, cosa che li spinse a prendere parte alla società aztlena servendo il paese come militari. Questo a dimostrazione di poter essere utili e non solo un fastidio e pericolo facendosi una grande nomea. Fu in questo ambiente che nacque Killian, insieme a tre fratellini e una sorellina, apparendo come il più gracile della cucciolata. Tutti però confidavano nel futuro e il piccolo infatti si fece forte e in salute quasi più dei fratelli. Crescere in una famiglia tanto militaresca, anche a causa delle loro dinamiche di branco, spinse ben presto Killian ed i suoi fratelli ad allenarsi sia come Lucasis che come esseri umani. Cosa che gli impediva di poter stringere vere amicizie. Non che a un Lucasis importasse, aveva la sua famiglia, questo era tutto ciò che contava. Quando però una donna venne violentata da un soldato fuori servizio Killian non ci vide più, prese la sua forma animale e aggredì l'uomo staccandogli brutalmente un braccio. A quel punto fu facile incolpare la bestia mentre la vera bestia la scampò. Killian invece ci guadagnò una taglia sulla testa e divenne noto come un pericoloso bandito. E questa fu la vita che venne costretto a fare: aveva un suo codice d'onore ma ormai faceva parte della criminalità e ciò lo fece ripudiare dalla sua famiglia oltre che dalla stessa società. Alla fine la taglia sulla testa l'aveva solo lui. E pertanto restava solo un suo problema.
     
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    Comunico l'aggiornamento di questa scheda, ma aggiorno da sola ~

    Nome personaggio + link scheda: Valravn von Lüneburg
    Richiedo la modifica di: ... di 3/4 di scheda praticamente: nome, residenza, occupazione, razza e di conseguenza classe e potere, silpetit, aspetto fisico, carattere e background. E un'immagine. Giuro che è sempre lui, solo un po' più ammaccato e triste di prima.
    Codice:
    HTML
    <div style="background: transparent; width: 620px !important"><div style="background-image: url(https://i.imgur.com/cCIGteI.png); width: 620px !important; height: 185px !important"><div style="background-image: linear-gradient(to bottom, transparent, transparent, #050505); width: 620px !important; height: 125px !important; padding-top: 60px"><div class="cs_name" style="color: #e9eaec">Valravn von Lüneburg</div></div></div><div style="background-color: #050505; padding: 10px; border-bottom: 10px solid #e9eaec"><div class="cs_info" style="overflow: auto; height: 123px !important; padding-right: 5px">&#10022; <b>Nome e cognome:</b> Valravn von Lüneburg.
    È nato in seno alla facoltosa famiglia aztlena von Lüneburg, settimo e unico figlio maschio di Everhardine von Lüneburg, ma per diciannove anni della sua vita la sua esistenza non è stata dichiarata all’anagrafe. E ciò che non esiste non necessita di un nome. Quando c'era bisogno di lui bastava mandare a chiamare <i>il corvo</i>, soprannome che trae chiaramente spunto dal suo aspetto. A graziarlo col dono di un nome è stato il Magister Demon Blackwood: all'età di otto anni divenne così Valravn, come i corvi che in alcune leggende si cibano delle carcasse sul campo di battaglia.
    Dopo la caduta della sua casata, si è lasciato convincere a presentarsi finalmente alle autorità aztlene e dichiarare la propria esistenza, diventando così a tutti gli effetti Valravn, l’ultimo dei von Lüneburg.
    L’unico nomignolo che ha ricevuto nella sua vita è Ravn.

    &#10022; <b>Età:</b> 19 anni.

    &#10022; <b>Data di nascita:</b> 30 Kaze 1006, sotto il segno della Farfalla con ascendente Vergine. Valravn è interessato all’oroscopo quanto potrebbe esserlo alle lotte tra cercopitechi; conosce lo stretto indispensabile ed è consapevole di rispecchiare pienamente sia il suo segno che l’ascendente.

    &#10022; <b>Luogo di nascita:</b> Lykos (Nuova Aztlan Indipendente).

    &#10022; <b>Residenza attuale:</b> Nuova Aztlan Indipendente, una casetta sperduta tra i monti nei pressi di Lykos.
    La occupa più o meno abusivamente. Il proprietario originale, Fabien Dubois, è un professore del Collegio bardico che ha lasciato l’abitazione alle cure della mutaforma Ariadne, che a sua volta ha lasciato a lui le chiavi prima di partire per il Niflheimr. Attualmente nessuno dei due si trova ad Aztlan, ma da quando casa von Lüneburg è crollata non gli è rimasto altro posto in cui rifugiarsi dal freddo.
    Condivide queste quattro mura con la sua salvatrice, una donna misteriosa di nome Theana.

    &#10022; <b>Occupazione:</b> dopo diciannove anni di servitù, non è rimasto più niente a riempire le giornate di Valravn a parte prendersi cura del luogo in cui abita.

    &#10022; <b>Razza:</b> lymphe.
    <i>Pregio:</i> magia.
    <i>Difetto:</i> difesa.

    &#10022; <b>Potere:</b> <i>Akashic Records</i>.
    La storia magica di Valravn è tutt’altro che semplice: nato come virtuoso con un evidente talento per la magia bardica, è diventato un marchiato all’età di tredici anni e lo è rimasto fino al mese di Malin 1025. La rottura del patto con il patrono Icarus non ha cancellato i marchi che testimoniano il suo passato, ma, assieme alla prolungata esposizione alle vene del mondo e alla mutazione in lymphe, ha determinato il suo passaggio dall’uso della magia dell’etere a quella dell’akasha.

    <i>"L'eco del mondo è la vita e le sue vibrazioni sono la magia".</i> Il suo potere si sposa alla perfezione con la dottrina del Collegio bardico, e adesso che è stato toccato dall'akasha è capace di letteralmente <i>udire</i> il suono intrinseco emesso da ogni cosa, come se tutto fosse composto da una melodia del tutto personale. Ciò si traduce in un perenne flusso di musica nelle sue orecchie e se da un lato ciò gli procura frequenti mal di testa, dall'altro gli consente di individuare la melodia che costituisce l'essenza stessa delle cose (oggetti, animali, persone, entità ed elementi) ed entrare in sintonia con essa fino a piegarla alla propria volontà e comandarla.
    In parole povere, Valravn può controllare per un periodo limitato di tempo oggetti inanimati, alcune razze di animali ed entità e, nei casi più estremi, gli elementi naturali, replicando mediante il canto il suono intrinseco da loro emesso.

    • Non può controllare personaggi giocanti in mancanza di previo accordo con altri roler; demoni incorporei, spiriti, corpi morti e tutto ciò che è affine alla necromanzia; animali che richiederebbero una specializzazione da ranger (ovvero draghi e gran-fauci); marionette e in generale magia altrui e, infine, la luce in quanto opposto all'ombra. Sostanzialmente, non può controllare tutto quel che rientra nelle specializzazioni di altre classi di personaggi.
    • Valravn deve concentrarsi per un turno e individuare nella moltitudine di melodie che lo circondano quella emessa dall'entità che intende controllare. Se ha successo, ottiene il controllo dell'entità per un massimo di 3 turni, che possono essere interrotti anche in anticipo. L'unica entità con cui non ha bisogno di questo rito è l’ombra, in virtù del suo passato da oscuromante.
    • Il raggio di metri in cui Valravn può controllare l'entità equivale alla distanza entro cui può udire la melodia da essa stessa emessa. Ciò rende il controllo fortemente dipendente dalla concentrazione mantenuta e dalla quantità di rumore circostante.
    • Mentre detiene il controllo su un'entità, Valravn deve duettare con la melodia emessa dall'oggetto, restando il più possibile concentrato e fermo. Ciò lo rende un bersaglio estremamente vulnerabile e bisognoso di protezione. Se stona o si interrompe, perde il controllo.

    Ultimo punto a fini meramente narrativi è che se entra in risonanza col suono emerso da una persona, quest’ultima e Valravn vivono una sorta di forte stato empatico caratterizzato da reciproca comprensione. Ciò gli consente di sperimentare una grande vicinanza emotiva e capire appieno chi ha davanti, un potere davvero troppo <i>morbido</i> per qualcuno così ruvido.

    <b>Prezzo della magia:</b> il prezzo della sua magia è una temporanea sordità, che invalida i suoi poteri per un numero di turni direttamente proporzionale a quello d’utilizzo e lo fa piombare nel silenzio assoluto che tanto lo spaventa.

    &#10022; <b>Equipaggiamento:</b>

    [ <b>ARMI</b> ]
    <b>Favore dei wendigo</b>: i sopravvissuti alla [URL=?t=6363876]<b>discesa nelle miniere di Aztlan</b>[/URL] sono stati benedetti col favore degli spiriti protettori dell'arcipelago. Il personaggio, indipendentemente dalla sua classe, può evocare un wendigo che lo assista in ciò che deve fare, combattimento o non. I wendigo sono attaccanti fisici estremamente veloci, forti e agili, muniti di artigli e zanne letali; in quanto demoni non possono essere uccisi né con la forza bruta né con la magia, ma possono essere respinti dalla luce.
    L'evocazione dura massimo due turni e può essere eseguita una volta sola per role, ma esclusivamente su territorio aztleno.
    <hr>[ <b>OGGETTI</b> ]
    <b>Lucciola di Sungura</b>.
    • [URL=https://i.imgur.com/EIkbiem.jpg]<b>Pendente in Cor Eranis</b>[/URL]: souvenir delle Eranisnachte del 1025. Si tratta di un pendente d’argento con incastonata una piccola gemma di Cor Eranis dalle proprietà fosforescenti. Ogni anno gli artigiani di tutta Lykos fanno a gara per guadagnarsi l’onore di elaborare il design del gioiello che sarà donato ai partecipanti delle Eranisnachte; ad aggiudicarsi il titolo di miglior orefice di quest’anno è stata la famosa Ella Schäfer, già vincitrice nel 1008 e nel 1014.
    • [URL=https://i.imgur.com/oCBBKRM.jpg]<b>Spilla</b>[/URL]: una spilla di circa 25 centimetri regalata a chiunque abbia preso parte ai [URL=?t=6405218]<b>Dies Lunaris 1025</b>[/URL]. La forma di maschera richiama l’antica tradizione niflea delle mascherate diurne, con un ulteriore tocco di classe conferito dal dettaglio a forma di mensongerie.
    <hr>[ <b>CONSUMABILI</b> ]
    <b>Estratto di Mensongeries</b>: monouso.
    <b>Pozione avanzata</b>: cura ferite di lieve e media entità. Monouso.</div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #e9eaec">bucaneve « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">FIORE</span> <i class="fas fa-fan"></i></div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #e9eaec">granato, vertebre cervicali [1/5] « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">SILPETIT</span> <i class="fas fa-gem"></i></div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #e9eaec">virtuoso « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">CLASSE</span> <i class="fas fa-user-circle"></i></div> <div class="cs_pv"><div style="border-bottom: 2px solid #201818; padding-bottom: 5px; margin-bottom: 5px; text-align: left"><i class="fas fa-id-card" style="margin-right: 5px"></i> Ebenholz</div> Arknights <i class="fas fa-atlas" style="margin-left: 5px"></i></div> [IMG=9pX679s]https://i.imgur.com/WmZyJwl.png[/IMG] <div style="background: transparent; display: inline-block"><div class="cs_psiche">psicologia</div><div class="cs_desc1" style="overflow: auto; height: 150px !important; padding-right: 5px">Valravn ha sempre avuto le idee chiare: nell’unica occasione in cui gli fu chiesto cosa volesse diventare da grande, rispose prontamente “l’uomo nero”. La sua carriera da uomo nero ha cominciato a solidificarsi quando da piccolo ha sussurrato all'orecchio di una delle sorellastre «Giochiamo che io sono una iena e tu un osso?».
    Taciturno, inespressivo, misantropo e incapace di relazionarsi al genere femminile senza il veleno del pregiudizio. Astuto e riflessivo, agisce secondo raziocinio pur ribollendo di emozioni tanto forti da avere ripercussioni anche a livello fisico. È fin troppo sensibile, perciò fingersi completamente insensibile è per lui tanto un’abitudine quanto una tecnica di difesa.
    Segretamente un sognatore, sa però che nella sua vita non c’è spazio per i sogni, così li tiene per sé e si finge più disilluso di quanto sia.
    Dalla famiglia ha imparato il minimo indispensabile per campare: leggere, scrivere e fare i calcoli più semplici. Il resto è merito del duro lavoro da autodidatta (rubava libri dalla biblioteca o dalle sorellastre) e del Magister, soprattutto in ambito magico. Pur non potendo vantare un alto livello di cultura, i suoi modi di fare lo fanno sembrare più colto.
    È effettivamente un talentuoso membro della comunità magica e non si fa problemi a ribadirlo, tanto che si diverte ad impressionare gli ignoranti sfoggiando le sue conoscenze e abilità. È convinto che la modestia non esista: chi la usa è semplicemente scemo, oppure non ha talento e deve ricorrere a psicologia inversa e mezzucci subdoli per dare un’impressione enfatizzata di sé. Di contro, è un ignorante di prima categoria negli ambiti scientifici, soprattutto per quanto riguarda la fisica e la chimica. Mastica nozioni base di matematica e biologia.
    Ha una bella voce e un tempo amava cantare, ma oggi non lo fa più. È anche un gran chiacchierone se posto nelle giuste condizioni: se con le persone adatte, se l’argomento gli interessa, se ha una posizione o opinione da ribadire anche in modo polemico.
    La sua voce è impostata, parla in maniera molto chiara. Alcuni potrebbero trovarla angosciante perché troppo sussurrata, bassa e priva di alcuna inflessione emotiva (immaginatelo sussurrare “siamo soli in questa stanza: io, te e questo coltello”), altri rilassante. È una specie di ASMR ambulante.
    Quando parla sembra che stia leggendo pigramente, ma quando canta si rivela un mezzotono capace di raggiungere note sia alte che basse. Non ha alcun difetto di pronuncia o accento, la sua voce è il suo principale strumento magico e pertanto ha studiato dizione per ottenere il massimo delle prestazioni. Gli capita raramente di borbottare, in genere se ha qualcosa da dire la dice senza mugugni o “ehm” vari. Se gli ordinano di ripetere ciò che ha detto si inalbera. Detesta ripetersi.
    Ultima chicca: con un po’ di esercizio sa persino imitare le parlate altrui senza grandi difficoltà.
    È raro vederlo perdere tempo, esso è una valuta preziosa e lui lo impiega in attività che lo impegnino abbastanza da distrarlo dalla sua vita: principalmente studia, si esercita o legge.
    Gli unici momenti in cui Valravn si definisce felice sono quelli in cui spegne il cervello e ascolta. Sembrerà strano, ma gli piace ascoltare praticamente qualsiasi cosa: musica, chiacchiericcio, passi, persino le vecchie tubature di casa che si lamentano. Trova requie nei luoghi abbandonati, dove può sentirsi sopravvissuto a qualcuno o qualcosa che non esiste più, e in quelli alti, soprattutto se può ascoltare i suoni della natura, tra le poche cose in grado di farlo rilassare: ama le tempeste, il rumore del mare e il soffio feroce del vento, mentre il silenzio della neve lo disturba, lo spinge a pensare. Silenzio e solitudine sono un mix letale per lui: si crogiola nell’ansia e nelle preoccupazioni, nel peggiore dei casi arriva ad avere paura.
    Parla l'azthlen (madrelingua), l'ars oratoria (fluente) e lo shanti ke Martel (fluente). Sta imparando l'horii-hen per completare la sua formazione. Non capisce però una virgola di ars poetica.
    Legge molto e un po’ di tutto, dal teatro alla filosofia, dalla storiografia alla politica, dai manuali di magia alla narrativa. Su questa è però molto esigente, ama soprattutto l’horror. Non conosce, ed è di conseguenza molto curioso, moltissimi alimenti nominati sui manuali di cucina - perché sì, legge anche quelli.
    Apprezza molto i giochi sia in quanto svago che allenamento mentale. Gli piacciono i puzzle (soprattutto quelli bianchi), i rompicapo, gli indovinelli, i giochi di carte e gli strategici (hanabi, scacchi, dama, etc). Gioca perlopiù da solo, di rado qualcuno accetta di intrattenersi con lui.
    Dopo lunghe vicissitudini, è arrivato a contare le persone di cui si fida sulle dita di una mano, il resto del mondo gli è nemico.
    È autolesionista. Ha cominciato a praticare autolesionismo per esorcizzare la paura della morte, col tempo però è diventato prima una dipendenza, infine un'abitudine. È molto fantasioso nel farsi male e non si limita ai tagli. Le cicatrici ben visibili su tutto il corpo sono usate come specchio per le allodole, atte a nascondere quanto c’è di peggio. Se gli viene domandato perché lo faccia risponde che l'eccitazione che ne trae è degna di nota, che conosce i suoi limiti e sa quando fermarsi. Il corpo è suo, dopotutto. Inconsciamente si procura lievi ferite, ad esempio si morde le labbra a sangue, mastica l'interno guancia o la lingua, gratta via la pelle intorno alle unghie e incide la pelle con le unghie piuttosto appuntite persino quando è sovrappensiero.
    Pensa che la forma di tortura più efficace sia la speranza: dai a un uomo una flebile speranza e vi si aggrapperà fino ad autodistruggersi. Appendi una persona in modo che possa sfiorare con la punta dei piedi il terreno e la speranza di potersi liberare lo ucciderà.
    La sua più grande paura è realizzare nel suo ultimo momento di non aver davvero vissuto, di aver ancora bisogno di vivere per sentirsi appagato. La sua famiglia gli ha tolto tutto ancor prima di metterlo al mondo negandogli il diritto di esistere, perciò lasciare il segno del proprio passaggio è per lui l’unico modo di dire che nessuno ha potuto cancellarlo del tutto, che lui c’è stato. La morte dal suo punto di vista non significa smettere di esistere e quindi non avere più coscienza, ma smettere di esistere e quindi non poter più dimostrare di essere esistito. Nei suoi momenti peggiori si ripete come un mantra, quasi in maniera ossessiva, di dover vivere.
    Dà alla vendetta un’importanza così incisiva perché sa di non avere niente oltre quella. La sua vita è vuota, priva di uno scopo più nobile, fine a se stessa. Non vuole vivere mangiando la polvere, senza anelare a qualcosa di grandioso: il suo fine ultimo è lasciare il segno, anche a costo di compiere un’opera di così grandiosa malvagità da rimanere immortale nelle cronache di Kharlan.
    Conta di raggiungere i suoi obiettivi attraverso un cammino fatto di solitudine e rabbia. Che sia violenza, che siano menzogne o distruzione e autodistruzione quelle a cui va incontro, non intende lasciarsi fermare da niente e nessuno.

    &#10022; <b>Fiore:</b> bucaneve. Il fiore del bucaneve viene associato al passaggio dall’oscurità invernale alla serenità primaverile. Diventa quindi un simbolo di speranza per il futuro e di purezza.</div> <div style="background: transparent; display: inline-block"><div class="cs_desc2" style="overflow: auto; height: 150px !important; padding-right: 5px">Valravn non si guarda allo specchio da così tanto tempo da non avere perfetta consapevolezza delle pietose condizioni in cui verte. Vedere il proprio riflesso, dopotutto, lo metterebbe solo davanti alla realtà dei fatti, e lui non ha bisogno dell’ennesima conferma di essere tenuto in vita solo dalla sua granitica forza di volontà.
    A primo acchito si ha l’impressione di trovarsi davanti all’uomo nero. Valravn è quel tipo di persona che istintivamente eviti per paura che ti punti un coltello alla schiena senza alcun motivo: sinistro, cupo, sfigurato su quasi tutto il corpo.
    Centottantacinque centimetri di adolescente che si regge in piedi per miracolo, considerato quanto sia gravemente sottopeso. Sebbene non abbia la minima idea di chi sia suo padre, la statura, l’incarnato e i connotati suggeriscono che sia figlio di due aztleni o di un’aztlena e un nifleo. La corporatura nella norma appare molto più esile di quanto dovrebbe, con un filo di muscoli ottenuti non attraverso il sano allenamento ma con continui sforzi fisici. Ossa e giunture sporgono come spigoli, soprattutto quelle della cassa toracica, del volto emaciato e della colonna vertebrale, il che non può che accentuare il già di base doloroso problema di una silpetit posizionata sulle vertebre cervicali, che lo costringe a dormire su un fianco se non desidera risvegliarsi con la sensazione di avere un chiodo conficcato nelle spalle.
    Le sue mani sono state paragonate più volte agli artigli di un rapace: ricurve come uncini, secche, indurite dai calli e spesso tanto screpolate dal freddo da spaccarsi, con unghie costantemente mangiate a causa dello stress. Ha una presa salda e una stretta di mano decisa, non ha manualità con le armi ma dategli dello spago e si trasformerà in un McGyver dell’orrore.
    I capelli neri non sono mai stati tagliati, neanche una volta in tutta la sua vita; ne consegue che non solo siano abbastanza lunghi da coprire l’intera schiena, ma anche sfibrati e bisognosi di cure. Valravn li usa come un mantello per ripararsi dal freddo e non si fa neanche passare per la testa di pettinarli se non quando necessario, per sua fortuna sono però folti, resistenti e lisci come chiodi, quindi poco soggetti ai nodi. Data la lunghezza irregolare sono stati paragonati talvolta al manto di un corvo, ma nei giorni umidi sembra più un pulcino spelacchiato.
    Il volto è spigoloso nei lineamenti, con guance scavate dalla fame, naso dritto, labbra sempre screpolate, sopracciglia sottili e occhi color ossidiana dai riflessi violacei dal taglio allungato, tipico aztleno, ma costantemente cerchiati da occhiaie.
    L’incarnato pallido presenta una scarsissima quantità di nei, ma compensa con una vera e propria collezione di cicatrici, marchi di natura magica e lividi, contusioni o ferite sempre nuovi di zecca. Non esiste una parte del corpo di Valravn che non sia stata martoriata. Non c’è dunque da stupirsi che abbia disgusto del suo corpo e aborra l’idea di essere visto da altri, al punto da preferire anche l’afa wesira all’indossare abiti a maniche corte o legare i capelli.
    Essendo il viso il punto prediletto delle von Lüneburg per gli sfregi, quello di Valravn è un vero campo di combattimento: entrambe le tempie, il sopracciglio sinistro, la gota sinistra, la guancia destra il labbro inferiore e il lato destro del mento sono percorsi dalle linee bianche di cicatrici che avrebbero dovuto renderlo inguardabile, ma per sua fortuna le cose sono andate diversamente.
    Sulla nuca, coperta dai capelli, si trova la cicatrice dello schianto che lo uccise dopo la caduta nel Ventre della Bestia. E se almeno questa vista gli è risparmiata, lo stesso non si può dire per le cicatrici dei morsi dei demoni che si presero un altro seme Yggdrasill sbranandolo: i ricordi indelebili di quel trauma si trovano su busto e cosce e hanno forma di vere e proprie dentature. L’ultima traccia di morte sul suo corpo si allunga sul lato destro del suo sterno, dove una lama è penetrata perforando un polmone.
    Le caviglie non si sono mai riprese da uno scherzo di cattivo gusto a base di ustioni da parte una delle sorellastre durante le Eranisnachte del 1024: il tessuto cicatriziale si è ritratto durante la lenta guarigione, col risultato che oggi le articolazioni dei piedi sono limitate nei movimenti e Valravn ha assunto un’andatura un po’ rigida.
    Rigida è anche l’articolazione della spalla destra, mal ricomposta dopo essersi spezzata in seguito alla caduta nel Ventre della Bestia, che gli rende impossibile e doloroso alzare il braccio fino a tenderlo parallelo alla testa.
    Il resto delle cicatrici è di minore gravità, ma comunque sgradevoli alla vista e tanto numerose da, in alcuni casi, addirittura accavallarsi fino a creare reticoli.
    Quanto ai marchi magici, dei tre che in origine lo macchiavano oggi ne rimane uno solo ancora distinguibile: quello di Icarus, che percorre per intero le mani annerendole fino ai polsi come se fossero state intinte nell’inchiostro. I restanti due &#9472; uno impresso dal Magister, l’altro dalla famiglia von Lüneburg &#9472; sono spariti sotto le venature da lymphe. Sempre alla razza mutante sono da attribuire la colorazione dorata del sangue e le corna affusolate nere e rosse che troneggiano sopra le tempie.
    Se già uno sguardo è sufficiente per avere la netta sensazione di trovarsi davanti a una persona fuori dall’ordinario, osservare le sue abitudini, il modo in cui si muove e reagisce servirà solo a confermare quanto la sua vita sia stata ribaltata e modellata dal trauma del Ventre della Bestia. Valravn, infatti, non ha mai smesso di comportarsi come se si aggirasse ancora oggi solo e guardingo per i corridoi scavati nel cuore di Aztlan.
    Vive come chi si faccia scudo da un’imminente aggressione, rannicchiato con le spalle strette e la testa incassata. Se seduto non mette mai le gambe a cavallo ma le incrocia, quindi istintivamente si rintana anche quando non ne avrebbe bisogno. Tendenzialmente si muove con lentezza e con pochi movimenti fluidi ed essenziali, ma se la situazione lo richiede non esita a darsi una mossa: come i rapaci, punta dritto all’obiettivo.
    A meno che la situazione non lo renda impossibile, è solito mascherare il proprio passaggio con un sapiente utilizzo delle ombre; ha un passo felpato, lento ma costante. Non gli piace correre.
    Soffre di frequenti mal di schiena e probabilmente ha la colonna vertebrale storta a causa della postura. Ha spesso il raffreddore.
    Esiste un solo colore nel suo guardaroba: un banalissimo nero. Difficilmente accetterà di indossare altri colori, è troppo abituato a passare inosservato e si sentirebbe a disagio. L’unica differenza sta nell’usura di ciascun capo d’abbigliamento, i quali sono per lo più riciclati. Detesta indossare camicie e gilet, che non lo tengono abbastanza caldo e sono limitanti nei movimenti.
    Una triste verità è che, nonostante tutto quel che ha passato, se la vita cominciasse ad essere più clemente e tante piccole cose cambiassero - ad esempio la postura, l’atteggiamento o il generale stato di decadimento e incuria -, Valravn potrebbe davvero essere un ragazzo con un certo fascino. Al momento, però, sembra impossibile che riesca a riprendersi.

    &#10022; <b>Silpetit:</b> La sua silpetit sembra una gemma di granato cristallizzatasi nell’atto di esplodere, con sei punte affilate di lunghezze e dimensioni diverse. Il centro sporge di un centimetro sulla pelle, mentre le punte affondano nella carne.
    Data la scomoda posizione sulle vertebre cervicali, gli è praticamente impossibile vederla se non con un sofisticato sistema di specchi e leve. Questo, in unione ai problemi che gli causa quando appoggia la schiena, non lo rende un grande fan delle silpetit.</div><div class="cs_aspetto">aspetto fisico</div> <div class="cs_img">[IMG=zH9gpkB]https://i.imgur.com/nCGPb0v.png[/IMG]</div> <div class="cs_background">Nato in una famiglia aztlena in cui gli uomini sono essenzialmente inseminatori privi del diritto di ricevere alcuna eredità e un’istruzione che vada oltre quella elementare. Com'è giusto e normale nell’arcipelago delle Kaldaz, sono infatti le donne a comandare la casata von Lüneburg, forte di un antico lignaggio da secoli arroccato nella parte alta della piramide sociale aztlena.
    Ma il disprezzo di questa gente nei confronti degli uomini va ben oltre la tradizione aztlena di anteporre la figura femminile a quella maschile: è tassativo infatti che ogni bambina riceva la miglior preparazione accademica e magica e sia preparata a dovere al mondo degli affari; al contrario, i bambini sono relegati al ruolo di domestici e, in alcuni casi, persino dati in adozione per non sprecare risorse.
    Per i suoi primi anni di vita è stato semplicemente <i>il corvo</i>, settimo e unico figlio maschio di Everhardine von Lüneburg e padre ignoto, del quale non ha mai sentito neanche un accenno di menzione. Il desiderio di conoscere l’uomo che lo aveva messo al mondo e la speranza che egli potesse essere un genitore migliore di sua madre sfiorì molto presto, strangolato dalla freddezza della realtà che lo circondava: il bambino fu cresciuto a suon di botte e disprezzo, senza conoscere mai la delicatezza di una carezza o il calore di un abbraccio.
    Inutile girarci intorno: il trattamento riservato al corvo era visibilmente peggiore di quello subito dagli altri bambini. E per un motivo ben preciso, ancora oggi capace di evocare un sorriso arrogante e crudele sul volto di Valravn.
    Nonostante il suo valore di individuo si aggirasse intorno allo zero, la matriarca aveva deciso di tenerlo e allevarlo, naturalmente separato dalle sei sorellastre, in virtù del talento magico riscontrato già in tenera età: il corvo sapeva non solo incantare con la voce, ma anche giocare con le ombre come se fossero state animate. E questo era al contempo una benedizione e una sciagura.
    Da innumerevoli generazioni le von Lüneburg tentavano di portare la magia ad Aztlan, sposando stranieri virtuosi nel tentativo di mettere al mondo un’erede col dono del virtuosismo. Ironia della sorte, dopo sei figlie non magiche avute da quattro uomini diversi, Everhardine von Lüneburg era riuscita a dare alla luce il primo virtuoso in casa von Lüneburg. Ma era <i>maschio</i>.
    Quando ciò venne a galla, in un eccesso d’ira Everhardine si prese il primo seme Yggdrasill di suo figlio. Troppo piccolo per avere anche solo uno stralcio di memoria di quell’episodio, Valravn ha appreso la verità sul suo seme mancante anni dopo dalla bocca della madre, che non ha mai fatto mistero di quanto vedere la sua faccia ogni giorno la riempia di rabbia.
    Compiuti otto anni è stato illegalmente spedito nella Federazione del Wesir Unito presso il ràjas Demon Blackwood, affinché perfezionasse l’arte della magia e desse un senso a quei poteri strampalati che sembravano piegare al suo volere entità come le ombre. Non ha perso tempo a dimostrarsi una persona fuori dal comune, pretendendo che il suo futuro Magister gli dimostrasse il proprio valore prima di piegarsi e divenire il suo umile studente. Terminato il periodo di prova fu accettato a sua volta dal ràjas, che gli fece dono del nome Valravn.
    Demon Blackwood è stato il primo a vedere in lui non una sventura, non un servo, non un pezzo d’arredamento, ma <i>una persona</i>, che come tale meritava il rispetto che non gli era mai stato concesso. Una timida fiammella d’orgoglio si accese nel cuore del bambino che non si era mai considerato degno di niente, ma non ci volle molto perché si trasformasse in un incendio devastante che reclamava ogni diritto che gli era stato negato.
    Il risentimento contro la madre e le indifferenti von Lüneburg ha avvelenato Valravn al punto di spingerlo ad appiattire le sue emozioni per non esplodere, sopportando con la speranza di potersi prima o poi svincolare dalla sua orrenda vita ad Aztlan.
    Ma è durante il suo tredicesimo anno di vita che il risentimento si trasformò in smania di vendetta, quando, in seguito a una tentata fuga finita male, fu condannato a morte e gettato nel grande segreto delle von Lüneburg: il <i>Ventre della Bestia</i>, l’uomo nero di ogni bambino della famiglia.
    Un nome altisonante per un ingresso segreto a forma di voragine ad alcune gallerie delle antiche miniere di Lykos, un labirinto di vicoli ciechi brulicanti di mostri affamati. Un modo rapido e pulito di sbarazzarsi di prigionieri scomodi.
    La caduta costò a Valravn il suo primo seme Yggdrasill, che svanì dalla Silpetit in seguito a un violentissimo schianto che gli ruppe il braccio destro e la testa. Tre giorni dopo Valravn si svegliò nel cerchio di luce proiettato dalla voragine decine di metri sulla sua testa, accerchiato da lontani versi mostruosi che ancora popolano anche i suoi sogni più rilassati.
    Patì la fame e la paura in silenzio per giorni, ma quando la sete si fece insopportabile fu costretto ad addentrarsi nelle gallerie. Bastarono poche ore perché finisse aggredito e sbranato, tradito dal suo stesso potere di cantore che avrebbe dovuto proteggerlo e invece finì solo per attirare i mostri. Da quel giorno Valravn ha promesso a se stesso che non vi avrebbe mai più fatto ricorso, il solo pensiero lo terrorizza.
    Tre giorni dopo si svegliò di nuovo: con due semi Yggdrasill rimasti, un cerchio di luce a fare da zona franca e la ferma volontà di sopravvivere, Valravn ha affrontato i tre mesi più duri della sua vita. Mentre tutti lo davano per morto si è scavato una tana e ha imparato a vivere nel silenzio, a cacciare, a uccidere e a cibarsi della carne di qualunque cosa brulicasse nel Ventre della Bestia.
    Ma non l’ha fatto da solo.
    Non sarebbe infatti durato più di qualche giorno senza l’aiuto di Icarus, un demone. Una delle tante creature del Ventre della Bestia, il cui scopo coincideva con quello del ragazzo: fuggire da una prigione da cui non v’era altra uscita che un bagno di luce che l’avrebbe di certo ucciso. Hanno quindi stretto un patto, grazie al quale i poteri di Valravn sono notevolmente aumentati in cambio della concessione della propria ombra a Icarus.
    Con pazienza e meticolosità, in meno di novanta giorni il ragazzo ha costruito una scala di ossa e tendini, e quando è infine emerso dal Ventre della Bestia ha probabilmente spaventato a morte qualcuno col suo aspetto da bestia affamata.
    Si può dire che sia rinato dal Ventre della Bestia, portando illegalmente con sé un Icarus che da allora alberga mentalmente nei suoi pensieri e fisicamente nella sua ombra.
    Non ha abbandonato il proposito di prendersi con le mani e coi denti la sua vendetta, e sarà grandiosa, anche a costo di distruggere se stesso e chiunque incontri sul suo cammino.</div></div></div></div></div>
     
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    Nome personaggio + link scheda: Derek Delson (NPC)
    Richiedo la modifica di: razza, classe, silpetit, una piccola aggiunta all'aspetto fisico e ovviamente potere.
    Codice: Ho descritto potere ed equipaggiamenti in maniera un po' sintetica, tanto è un NPC e non lo userò mai nei combattimenti, quindi mi sembrava inutile andare nei super-dettagli. Spero vada bene lo stesso. Lascio qui sotto tutto il codice! Kudos. ♡

    CODICE
    <div style="background: transparent; width: 620px !important"><div style="background: url(https://images.unsplash.com/photo-1529106550889-a7ed1c7a0293?ixlib=rb-1.2.1&ixid=MnwxMjA3fDB8MHxzZWFyY2h8NHx8cmVkJTIwcm9zZXN8ZW58MHx8MHx8&w=1000&q=80) center; background-size: cover; width: 620px !important; height: 185px !important"><div style="background-image: linear-gradient(to bottom, transparent, transparent, #050505); width: 620px !important; height: 125px !important; padding-top: 60px"><div class="cs_name" style="color: #e9eaec">DEREK DELSON [URL=https://www.youtube.com/watch?v=SJmRxYR9NzI]<i class="fas fa-play"></i>[/URL]</div></div></div><div style="background-color: #050505; padding: 10px; border-bottom: 10px solid #e9eaec"><div class="cs_info" style="overflow: auto; height: 123px !important; padding-right: 5px">&#10022; <b>Nome e cognome:</b> Derek Delson.
    — Il cognome lo ha preso dalla madre in quanto capofamiglia, ed a Lykos è piuttosto conosciuto: entrambi i genitori occupano alte cariche militari, così prima di loro i suoi nonni e via discorrendo.
    Il nome, dal suono duro e marcato, sembra essere una forma troncata di "Diederick", e bisogna ringraziare la nonna che, ostinata con le tradizioni di famiglia, ha voluto dare al nipote lo stesso nome del proprio padre e quindi suo bisnonno.

    &#10022; <b>Età:</b> 22 anni.

    &#10022; <b>Data di nascita:</b> 8 Kaze. Sotto il segno zodiacale della Farfalla, ascendente Drago.

    &#10022; <b>Luogo di nascita:</b> Aztlan, Lykos.

    &#10022; <b>Residenza attuale:</b> Aztlan, Lykos.
    — Attualmente risiede presso lo stesso domicilio dei genitori, tuttavia è promesso sposo a Morrigan Aesnland, la figlia maggiore di un'altra importante famiglia militare, motivo per il quale quando sarà il momento è probabile cambierà residenza.

    &#10022; <b>Occupazione:</b> Soldato dell'Heer.
    — Aveva iniziato a studiare scienze naturali, come suo fratello, ma non ha mai portato a termine il percorso. Motivo per cui ha iniziato l'addestramento per l'esercito un po' più tardi dell'età consigliata: la sua personalità da comandante l'ha comunque portato a completarlo in due anni spaccati e con i punteggi massimi, soprattutto nella parte pratica.
    È entrato nell'heer come soldato della divisione terra, da dove è stato successivamente assegnato alla pattuglia urbana della capitale: ogni tanto lavora anche come guardia del corpo per personalità di spicco nel panorama pubblico aztleno e/o turisti importanti in visita (anche se meno volentieri della prima). Con ogni probabilità è destinato a diventare ispettore dell'esercito, come sua i suoi genitori.

    &#10022; <b>Razza:</b> Lymphe, primo livello.
    — Nato come umano, è diventato un lymphe a seguito dell'incidente che ha coinvolto Lykos il 2 malin 1025. Ci sta ancora facendo i conti.
    (&#8881; pregio: magia; &#8881; difetto: difesa).

    &#10022; <b>Potere:</b> <i>Flare</i>.
    — Per farla breve, pirocinesi. La magia di Derek si basa sul controllo del calore tramite l'alterazione dei principi della termodinamica: interagisce con la struttura molecolare degli oggetti e tramite essi è capace di generare l'innesco che crea la fiamma. Questo tipo di magia lo rende in grado di creare e domare le fiamme in maniera non troppo dissimile da un panteista, ad eccezione del fatto che - essendo in grado di generarlo - non necessita di una fonte dell'elemento. L'unica cosa di cui ha bisogno è un combustibile (ovvero del materiale da incendiare) e un comburente (ad esempio, l'ossigeno).
    Avendo una conoscenza estremamente basilare dei principi che regolano la magia, Derek è del tutto all'oscuro del funzionamento del suo potere, e lo usa d'istinto solo grazie alla sua nuova natura di lymphe. Il principale uso che ha imparato a farne è infonderne apposite armi, costruite in modo da fungere come catalizzatori, per poterci prenderci la mano e utilizzare la magia senza esserne terrorizzato insieme a qualcosa che gli è più familiare, cioè maneggiare artiglieria.

    <i>Prezzo della magia:</i> pur avendo guadagnato una notevole resistenza alle temperature estreme e una discreta immunità alle fiamme, usandola la magia per un periodo di tempo prolungato Derek subisce gli stessi effetti che subirebbe un computer sprovvisto di ventola di raffreddamento: si sovraccarica e, oltre a diventare rischioso per la sua salute, perché rischia di bruciarsi gli organi interni, ciò compromette il normale funzionamento dei suoi riflessi, come se avesse una febbre molto alta. E con <i>molto alta</i> si intende un po' di più dei semplici quaranta gradi.
    La cosa positiva, è che ora raramente soffre il freddo. Per ora ha imparato a scherzarci su, che a forza di voler lavorare con i draghi, ha finito per diventare un drago anche lui.

    &#10022; <b>Equipaggiamento:</b> Vario.
    Il primo catalizzatore su cui ha messo le mani è una collana di quarzo bianco, che gli è stata fornita dal collegio runico e che non si toglie mai per paura di fare danni. Con il tempo se ne è fatti costruire altri, per lo più dall'aspetto di armi bianche, nel tentativo di replicare i poteri di un paladino, ai quali si sente mentalmente più affine. Non che ci sia modo di sbagliarsi, viste le corna sul capo.
    </div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #e9eaec">Rosa Rossa « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">FIORE</span> <i class="fas fa-fan"></i></div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #e9eaec">Rubino, centro del petto + 4/5 « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">SILPETIT</span> <i class="fas fa-gem"></i></div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #e9eaec">VIRTUOSO « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">CLASSE</span> <i class="fas fa-user-circle"></i></div> <div class="cs_pv"><div style="border-bottom: 2px solid #201818; padding-bottom: 5px; margin-bottom: 5px; text-align: left"><i class="fas fa-id-card" style="margin-right: 5px"></i>Vox Akuma </div> VTuber @Nijisanji<i class="fas fa-atlas" style="margin-left: 5px"></i></div> [IMG=pDtvpSf]https://i.imgur.com/pDtvpSf.png[/IMG] <div style="background: transparent; display: inline-block"><div class="cs_psiche">psicologia</div><div class="cs_desc1" style="overflow: auto; height: 150px !important; padding-right: 5px"><p align="center"><i>"Torn apart, I'm stuck in hate
    while hoping I can somehow change."</i></p>Arrogante, presuntuoso e viziato, ma ha anche dei difetti. Uno di questi è senza dubbio quello di essere tremendamente insicuro.
    Avendo sempre vissuto in una realtà talmente agiata da non aver neanche idea di cosa possa voler dire che qualcosa non gli sia dovuto, non è una caratteristica che traspare, sepolta sotto strati e strati di egocentrismo, ambizione e superbia, ma Derek vive la vita di tutti i giorni in un costante dualismo. Ed è lui stesso che si è costretto in questo stato, in parte perché sa di dover essere all'altezza delle aspettative delle persone, in particolare i suoi genitori, in parte perché si sente incapace di essere "buono".
    Oggettivamente pieno di sé e orgoglioso fin nel midollo, possiede un innato carisma che è una vera e propria calamita per le persone che lo circondano e che ha sempre portato gli altri a vederlo come un buon leader - pur essendo un uomo - e un buon partito come futuro marito.
    Eppure Derek non ha mai visto niente di tutto questo, perché per lui era... <i>scontato</i>, e il suo unico punto di riferimento era una persona lontana e irraggiungibile: Asra.
    Ossessionato da un modello fasullo, l'ha idealizzato come meccanismo di difesa proiettando su di lui una "perfezione" che non è mai esistita, in una formazione reattiva il cui scopo è sempre stato quello di nascondere l'aggressività provata nei suoi confronti. Così facendo si è trasformato in una persona vile, codarda e spregevole con il solo obiettivo di distruggerla per dimostrare che <i>lui era meglio</i>.
    E ce l'ha fatta.
    Non si è ancora del tutto ripreso dal trauma di aver ucciso suo fratello, e forse non lo farà mai. Da quel giorno ringrazia le divinità per l'esistenza delle silpetit e pensa di avere una colpa da espiare di cui non si libererà mai.
    Soffre di attacchi di panico e, molto spesso, insonnia, ma non si azzarda nemmeno a sognarsi di chiamare uno psicologo, troppo turbato dall'idea di poter macchiare il suo perfetto curriculum e convinto che prima o poi gli passerà.
    Ha ripreso un po' di colore solo dopo aver trovato la sua strada entrando nell'esercito, perché è effettivamente portato per quel lavoro, ma rimane una persona molto più fragile e ferita di quanto sembri.
    Non importa come appaia. Derek di punti deboli ne ha davvero tanti, ma li tiene ben sigillati dentro di sé.

    <b>&#10022; TRIVIA:</b>
    - Dopo aver messo piede fuori da Aztlan è giunto alla conclusione di odiare qualsiasi stagione che non sia l'inverno.

    - La litigata più <i>epica</i> che ha avuto con Asra è stata quando, da ragazzini, si sono messi a discutere perché entrambi volevano sposare Cordelia, con tanto di "figurati se verrebbe mai a guardare uno come te". Alla fine non l'ha spuntata nessuno, ma non si sono parlati per due settimane intere. Inutile che tutte le volte che i rispettivi genitori tirano fuori questa storia è come un giro gratis alla fiera del <i>cringe</i>.

    - Ha un piccolo sacchetto di biglie artigianali in vetro di Leifsljoð che raffigurano le costellazioni di Kharlan. Fanno parte di una collezione limitata che oggi vale diverse centinaia di Dracia.
    Non lo farebbe mai perché ne è molto geloso, ma anche volendo non può venderle perché... ne manca una. Ha regalato il segno del Fuoco ad Asra mentre era ubriaco - sì, sul serio - e ancora rimugina sopra la stupidaggine.</div> <div style="background: transparent; display: inline-block"><div class="cs_desc2" style="overflow: auto; height: 150px !important; padding-right: 5px">Se c'è una cosa che sicuramente non gli va giù, è quella di non essere mai riuscito a raggiungere il metro e novanta. Certo, non che abbia qualcosa da invidiare a qualcuno, sempre 1.87 rimane, è solo la bellezza dei numeri tondi.
    C'è chi dalla pubertà viene colpito bene, chi male e, non per essere obiettivi, lui è di certo stato colpito bene. Del resto, quando nasci e cresci ad Aztlan, dove la selezione naturale non perdona, si finisce per sviluppare un certo tipo di fisico.
    Derek si porta dietro quasi ottantacinque chili di puri muscoli, un torace tonico e scolpito, su cui le linee dell'addome diventano sinuose, definite e accentuate dall'essere stato prima un ottimo giocatore di basket, e poi dall'addestramento sostenuto per entrare nell'Heer.
    I lineamenti soffici e morbidi che lo rendevano un bimbo dall'aspetto angelico e innocente, hanno lasciato il posto a zigomi marcati e netti, più da uomo, adornati da una distesa di capelli nero pece conditi con qualche riflesso rossiccio: taglio medio-lungo, perennemente spettinati ad arte, coprono degli occhi scuri color ambra, dalla forma allungata e aguzza.
    Insomma fate voi i conti.
    Ha un po' quell'aspetto da "bello e dannato" che fa girare parecchie teste quando se ne va in giro. Se ci aggiungete il fascino base esercitato come militare è una bella combo.
    Affiancato al <i>fratello maggiore</i>, totalmente il suo opposto, sembrano quasi complementari, tanto che per un lungo periodo - a scuola - si erano guadagnati il fanclub di ragazzine indecise se volerli come fidanzati oppure <i>shipparli</i> insieme.
    Segue molto la moda aztlena, ma ha il difetto di adorare i colori accesi e sgargianti, e di detestare quasi totalmente i gioielli, al contrario di Asra che - se non fosse per il freddo - uscirebbe solo con quelli.
    Derek non ha niente di cui lamentarsi del suo stesso aspetto fisico, tranne che per due cose.
    La prima è la silpetit, una pietra rossa rubino, leggermente ovale e incastonata al centro del petto, praticamente uguale a quella del fratello. La seconda è la sua carnagione, completamente priva di qualsivoglia cicatrice per... ovvi motivi. Ha avuto un Ashvin a prendersi le sue come <i>backup</i> per quasi vent'anni di vita, e odia ricordarselo.

    Dopo il 2 Malin 1025, un'altra cicatrice si è aggiunta alla sua infima collezione: si tratta di un segno simile allo squarcio di un artiglio. Gli è stato inferto da una creatura uscita dalla voragine che ha quasi inghiottito un quartiere di Lykos, che si è portata via il suo primo seme. Oltre a ciò, impossibile sbagliarsi, la lieve esposizione all'akasha lo ha reso un lymphe di primo livello: sulla sua fronte, sotto i capelli corvini, troneggiano due sottili corna color pece. Sono di pochi centimetri, giusto quanto basta per essere visibili e non dare fastidio. Derek le odia, ma la cosa positiva è che con quelle raggiunge e supera finalmente il tanto agognato metro e novanta. L'altro piccolo regalo delle vene del mondo, sono le numerose venature nerastre che gli attraversano tutto il corpo: sono concentrate in particolar modo attorno agli occhi, sulle mani e attorno alla silpetit in pieno petto, altrove sono sempre visibili, ma si fanno più leggere. Ora sì che è "bello e dannato".
    </div><div class="cs_aspetto">aspetto fisico</div> <div class="cs_img">[IMG=vyQCB8j]https://i.imgur.com/vyQCB8j.png[/IMG]</div> <div class="cs_background"><p align="center">“Nella tranquillità della sua vita quotidiana, una persona non si rende mai conto di quanto sono preziose le cose che possiede.
    Fino a che non le perde.”

    &#10023;&#10023;&#10023;</p>«Derek! Derek, svegliati!»
    Uno scalpiccio di passi e il repentino rumore di una porta che si spalancava lo ridestarono dal suo sonno. Derek schiuse pigramente gli occhi e intravide un’offuscata matassa di capelli bianchi sospesa sul suo cuscino, al posto del soffitto color ocra della sua stanza. Infastidito da tutto quel baccano, affondò il viso nel cuscino - mentre un mormorio di protesta lasciava le sue labbra - e si raggomitolò fra le pesanti coperte del proprio letto. Aveva mal di testa e gli sembrava che un trattore gli fosse passato sul corpo, ma la voce lo chiamò di nuovo. «Derek!»
    Con un lamento il ragazzo tirò fuori un braccio da sotto le coperte e tastò il comodino di fianco al letto alla ricerca del cellulare. Non lo trovò, per cui si passò una mano sul viso, stropicciandosi la faccia per mettere a fuoco i dintorni, e si vide riflesso attraverso gli occhi azzurri di un viso familiare: un ragazzo giovane, i capelli corvini, lunghi, spettinati, gli occhi leggermente a fessura, zigomi ampi e pelle d’avorio. Tutto l’opposto di chi lo stava guardando.
    Sbattè le palpebre, confuso. «Asra?» Cosa ci faceva lì?
    L’ashvin gli sorrise, con la sua solita espressione gentile. «E chi altri dovrebbe essere?»
    Ah. Già, <i>in effetti</i>. Che domanda stupida aveva fatto. Derek fece leva su di un braccio e si sollevò a sedere sul materasso, costringendo l’altro a fare qualche passo indietro e a spostarsi a sua volta, a meno che non volesse ricevere una testata. Aveva una strana stanchezza in corpo.
    «Scusa, devo aver bevuto troppo ieri sera.»
    Una leggera risata gli sciolse i nervi. «Lo so.»
    «Che ore sono?» sbadigliò.
    «Presto.»
    Suo fratello si diresse verso la finestra e tirò le tende. Derek distolse lo sguardo, accecato dalla luce, ma quando riuscì a puntare le iridi ambrate fuori dalla finestra, per un attimo trasalì, improvvisamente sveglio. Si guardò intorno, si alzò, scivolando fuori dal piumone, e si avvicinò rapidamente alla finestra. «Come mai tutta questa fretta?»
    «Hanno accettato la mia richiesta. Oggi andiamo.» Pausa. «Se ti muovi.»
    Derek spiò il paesaggio oltre i pesanti tendaggi, senza capire. Strano. Andare dove? Non ricordava di avergli chiesto nulla.
    «Richiesta?» chiese distrattamente, la voce incerta.
    Alle sue spalle sentì Asra trafficare con il suo letto, come se lo stesse rassettando. Non era raro che gli facesse un favore, ma non capiva come mai dovesse sbrigarsi.
    «Mh-mh. – mugolò il più grande, come se fosse ovvio, e riprese a canticchiare la melodia che aveva interrotto per rispondergli, con un tono di voce allegro che Derek ricordava d'aver sentito raramente. – Andiamo a visitare un villaggio della comunità Rakhav&#257;l&#257;.»
    Derek s’irrigidì sul posto. Un brivido. In quel momento capì cos’era che non lo convinceva. Il paesaggio fuori dalla finestra. La luce. Le colline lontane. Non c'era neve.
    Era nell'Horai.
    Ma quella era camera sua. Camera sua a Lykos.
    «Asra, aspetta, non…» mormorò, un’agitazione improvvisa nelle membra, ma quando si voltò la camera era cambiata. I mobili erano spariti, inghiottiti da una profonda oscurità di cui non si vedeva il fondo. Un cupo colore nero circondava l’esile figura sbiadita di suo fratello, che lo stava fissando, in piedi: una cascata di sangue sgorgava dalle sue labbra e da un taglio sulla gola, macchiandogli il corpo e i vestiti.
    Derek sobbalzò e l’angoscia emerse nei suoi occhi. <i>No.</i> Aprì la bocca per dire qualcosa, ma dalla sua gola non uscì alcun suono. <i>No. No. No.</i>
    Fu preso dal panico e delle lacrime gli salirono al volto, accecandolo. Si slanciò verso suo fratello, guidato da un muto sgomento, e tentò di stringergli il collo per fermare l’emorragia, ma le mani non afferrarono nulla perché non c'era nulla da afferrare, solo un fiume scarlatto di cui tingersi le braccia. «Asra!» C’era disperazione nei suoi gesti, ma l’altro continuava a sorridergli, ignaro di tutto.
    «Derek, non devi avere paura.»
    «Stai sanguinando!»
    Asra sollevò un braccio, poggiando la fronte contro la sua, e gli sfiorò una guancia, macchiando di rosso anche quella. «Ed è colpa mia?»

    […]

    «Derek!»
    Derek si svegliò di soprassalto, madido di sudore. Era sudato, tremava, e la testa gli faceva male. Il cuore gli batteva all'impazzata, gli martellava nelle tempie, aveva il respiro affannato e gli occhi lucidi, il petto che continuava ad alzarsi e ad abbassarsi ritmicamente su e giù, e d'un tratto ricollegò <i>la voce</i> a quella di sua madre, che lo stava chiamando dal piano di sotto. <i>Sua madre? Ah, sì. </i>
    Era nel suo letto, e il soffitto era quello della camera in cui aveva vissuto per più di dieci anni.
    La sua camera. Quella vera, stavolta.
    <i>“Maledizione”</i>, pensò, la nausea che gli saliva allo stomaco. Un incubo. Un altro. L'ennesimo altro incubo. Fuori era buio - ma dopotutto lì era sempre buio - e pochi stralci di luce della <i>fiaccola di Kharlan</i> filtravano fra le fessure dalle tapparelle. Aveva mal di testa e, nella fretta di liberarsi di quelle sensazioni, accolse l’invito di quel pertinace fascio di luce fra le tende e tentò di mettersi in piedi, ma una fitta di dolore al costato lo fece desistere, lasciandolo – ansante – fra i lenzuoli del suo giaciglio.

    Doveva esser stato solo un brutto incubo, ma – Derek lo sapeva – era anche un ricordo, per metà, il costante ricordo di esser riuscito a fallire nell'unica cosa che avrebbe dovuto fare.
    “Lui ti proteggerà, ma tu devi riuscire a proteggere lui. Trattalo come un amico, non come un servo.”
    Era in quei momenti bui che gli venivano sempre in mente quelle parole. “Tesoro, Asra e la sua famiglia sono ashvin.”

    Se si sforzava un poco era ancora in grado di ricordare il giorno in cui i suoi genitori avevano deciso di fargli crollare il mondo addosso con una semplice frase. Loro e la famiglia di Asra si proteggevano a vicenda da generazioni ed era importante che anche lui conservasse quel segreto. Tradito e umiliato dalla scoperta che dietro tutta la gentilezza di suo fratello ci fosse niente più che la sua razza. Di come avesse capito che quella storia che gli avevano sempre venduto di suo fratello che stava comunque al suo fianco nonostante il suo pessimo carattere fosse stata amicizia. Asra era sempre stato una costante nella sua esistenza. Derek era cresciuto con lui, con un fratello maggiore con cui non aveva alcun legame di sangue. Fin dai suoi primi ricordi, quel bambino con i capelli bianchi che lo guardava con affetto e gentilezza aveva sempre fatto parte della sua vita. E lui lo aveva sempre, sempre, ammirato. Con un pizzico di sfacciata gelosia che non era mai riuscita a raggiungere quelle spalle che gli camminavano davanti. Eppure non avrebbe mai potuto prevedere che quel sentimento avrebbe trasformato la sua storia in una tragedia. Una tragedia di cui lui era l'artefice in tutto e per tutto.

    E che voleva fare adesso?
    Proteggere i suoi concittadini? <i>Ridicolo</i>.
    Non era neanche riuscito neanche a proteggere suo fratello dal mostro che era!

    Sobbarcato dai pensieri, riuscì ad alzarsi solamente dopo qualche minuto e immediatamente si trascinò davanti allo specchio. Esso lo ricevette nella penombra, riflettendo la sua immagine distorta dalla stanchezza. Derek si svestì, rimanendo a torso nudo: il torace perfetto, scolpito come quello di una statua di marmo, la silpetit purpurea incastonata al centro del petto in una simmetria impeccabile.
    E poi c'era lo sfregio.
    Sul fianco sinistro. Una rozza fasciatura di una ferita ancora recente che faceva un male cane. Era successo il giorno prima, durante una rissa mentre pattugliava le strade. Un ubriacone gli aveva piantato un coccio di bottiglia nel fianco. Sì, ogni tanto quelle cose capitavano anche nella miglior capitale del continente. Arrestato, era venuto fuori si trattasse di un clandestino. <i>Ovviamente</i>. Niente di non risolvibile, magari gettandolo nei tunnel sotto la città. Ma a lui il graffio rimaneva.
    Era sicuro di aver avuto la febbre quella notte, e forse la aveva ancora. Non era certo di aver medicato per bene la ferita, ma nessuno gli aveva mai insegnato come fare. A cosa serviva, quando hai degli ashvin che si prendono le tue lesioni fin dalla nascita? Era per questo che non si era mai sbucciato un ginocchio, mai un graffio o un livido. Almeno prima di qualche tempo fa. No, ovvio che non lo aveva detto a nessuno. Se avesse portato alla luce un simile fatto, i suoi genitori avrebbero scoperto che aveva rotto il legame con Asra, sacrosanto fondamento del loro lignaggio perché cosa poteva esserci di più nobile di proteggere un'intera discendenza di ashvin, e non poteva permetterselo.

    Derek scivolò verso terra, il fiato corto e il respiro spezzato da singhiozzi intermittenti finendo in ginocchio davanti allo specchio, occhi serrati e mani strette attorno al collo, come se volesse proteggerlo dagli artigli di un persecutore invisibile. I capelli corvini appiccicati sulla fronte, ispirò lentamente, cercando di calmare la tachicardia. Imprecò di nuovo, sottovoce, ma questa volta la maledizione era rivolta a sé stesso. <i>Impensabile</i>. Lui, unico figlio di Abel Fredriksen e Yvonne Delson, una fra le più importanti famiglie militari di Lykos, da sempre sostenitori del governo di Cordelia, soffriva di attacchi di panico. Se fosse venuto fuori sarebbe stata la fine della sua carriera, e anche del resto della sua vita.
    Figurarsi se un militare non poteva permettersi di essere <i>debole</i>.
    Però faceva male.

    Ma più male di quello faceva pensare che tutte, tutte, le cose che aveva fatto negli anni le aveva sopportate Asra al posto suo, mentre lui si divertiva a fare l’eroe invincibile.
    Che fosse colpa del bambino viziato a cui non era mai mancato niente tranne - forse - la possibilità di una scelta. <i>Meglio così</i>, perché poi l'unica volta che aveva avuto la facoltà di scegliere aveva finito per accoltellare suo fratello — indice che, probabilmente, era stato marcio fin dall'inizio.
    Faceva male pensare a quanto se ne fosse approfittato; solo perché suo fratello era buono ed era sempre andato a prenderlo a scuola, lo aveva aiutato con i compiti, a volte facendo persino quelli che non aveva voglia di fare lui, era sempre stato il primo a consolarlo quando stava male... e lui lo aveva sempre e solo ricambiato con odio e livore. Lo aveva ammirato, ma allo tempo stesso si era accanito contro di lui, spinto da un sentimento di avversione insito nel suo animo più a fondo della silpetit. Perché tutte le lodi, tutti i complimenti, erano sempre per lui. A volte non gli veniva nemmeno voglia di impegnarsi a comportarsi bene, tanto Asra gli diceva sempre di sì e faceva tutto quello che voleva.
    Faceva male pensare a tutte le volte che aveva finto di non vedere l'ashvin fasciarsi braccia, gambe e torso, <i>come se fosse normale</i> solo perché lui - annoiato - si comportava come uno <i>stupido autolesionista</i>: prima con cose più semplici spacciate per incidenti, poi quando si erano trasferiti e si era trovato addossato da cose che non voleva studiare o fare, ed era caduto più e più volte nelle tentazioni dell'alcool e risse per noia, perché tanto non si faceva niente e a malapena sentiva il dolore.

    E non lo aveva realizzato finché non era stato troppo tardi, finché non si era ritrovato con un coltello in mano, le mani sporche di sangue e un campo di esili steli rossi a circondare la gola di suo fratello. Aveva pianto e aveva promesso che si sarebbe fatto perdonare, che gli avrebbe chiesto <i>scusa</i>, ma quando infine si era svegliato... lo aveva visto.
    Lo aveva visto. Negli occhi dell'Ashvin aveva scorto solo... terrore.
    <i>Asra era terrorizzato da lui</i>.
    Da un assassino.
    Ed era stato quello il momento in cui aveva realizzato che tutto ciò che aveva sempre voluto era che Asra lo vedesse come suo pari e non come una "cosa" da proteggere. E forse l’ashvin lo aveva pure fatto, era lui che aveva fallito nel notarlo.

    Se ne era andato dall'Horai dopo neanche una settimana. Non l'aveva nemmeno salutato. E, ora, mentre suo fratello si arrampicava sui pendii del Kai di Ukiyo, lui non poteva fare altro che guardare silenziosamente le foto che mandava alla sua famiglia, che postava sui social e che un tempo - sapeva - avrebbe condiviso con lui. Ma ormai lo vedeva così raramente che l'unico modo che aveva per farsi perdonare era parlargli nei suoi sogni che inevitabilmente finivano sempre nello stesso modo.

    Quantomeno l’addestramento nell'esercito lo aveva aiutato a sfogare tutta la sua rabbia repressa, ma per il resto non aveva potuto fare nulla.
    Anche lui era terrorizzato da sé stesso.
    Si prese la testa fra le mani, tremando appena: non voleva essere visto così, gli mancava, ma non credeva neanche di meritarsi di avere qualcuno che lo confortasse, che gli dicesse che andava tutto bene. Non meritava niente. Doveva restare solo e pagare per i suoi errori.
    Un giorno, tutto quell’ignorare il problema gli si sarebbe ritorto contro, ma fino a quel momento…

    «DEREK!»

    L'ennesimo urlo al piano di sotto lo riscosse dai suoi pensieri. Derek sbatte le palpebre un paio di volte e incrociò il suo stesso sguardo, nello specchio. Il suo riflesso era tornato limpido.
    Sfinito, esalò un sospiro, coprì di nuovo la ferita e recuperò i suoi abiti. Erano appena le sette di quelle che ad Aztlan non potevano chiamare mattina se non per convenzione, e si sentiva già stanco.

    Si vestì in tutta fretta, aprì la porta di camera e sulla soglia incrociò sua madre, già vestita di tutto punto e pronta per uscire. Era una donna tutta d’un pezzo: portamento austero e rigoroso, morbidi riccioli neri ad incorniciarle un viso su cui splendevano due labbra rosse dipinte da un colore che le metteva in risalto gli zigomi, temprati dall’età e dagli anni passati nell’esercito. Eppure, non appena lo vide, la sua espressione si ammorbidì d’un tono. «Stavo venendo a chiamarti. È tardi, sai.»
    Il ragazzo scrollò le spalle, ricevendo un'occhiata apprensiva.
    «Hai un aspetto terribile. Hai fatto un brutto sogno?»
    <i>Uh.</i> Un brutto sogno, eh. Un tempo quella domanda gliel’avrebbe fatta Asra. Esattamente come era venuto a svegliarlo nel suo incubo. Già, ma nessuno sapeva che suo fratello aveva perso un seme per colpa sua. E nessuno avrebbe dovuto saperlo mai.
    Scosse la testa. «Mah, cose assurde.»
    </div></div></div></div></div>

    <div style="width: 450px !important"><div class="pet_n" style="background-color: #e9eaec ">SELVA</div><div class="pet_s"><div class="pet_info"><b>Nome:</b> Selva</div> <div class="pet_info"><b>Razza:</b> Lucasis</div> <div class="pet_desc"><div style="float: left; width: 58px; border: 3px solid #e9eaec; padding: 3px; margin-right: 4px;">[IMG=zvxOyoo]https://i.imgur.com/Q4LV3nF.png[/IMG]</div> Fedele guardiana di casa Delson, Selva è una femmina di Lucasis dal manto color cenere e lo sguardo cremisi.
    Regalata - da cucciola - al decimo compleanno di Derek, i due sono praticamente cresciuti assieme ed a lei va di certo riconosciuto il merito di averlo fatto appassionare, almeno in parte, alla cura degli animali. Non più grande di un normale lupo, Selva, come tutti i Lucasis, è provvista di zanne aguzze e corna draconiche - queste ultime nere e puntellate sulla fronte.
    Sebbene ad occhio inesperto possa apparire mansueta, possiede un comportamento che lascia davvero a desiderare. È molto aggressiva e feroce: Derek l'ha addestrata come un cane da guardia e lei esegue il suo compito anche troppo alla lettera; gli svariati cartelli "attenti al Lucasis, morde uccide e balla sui cadaveri" attaccati attorno al cortile di villa Delson servono a ben poco se non ad avvertire i poveri passanti della provenienza dei ringhi che sentono. Le uniche volte in cui non molesta gli altri sono quelle in cui dorme o mangia. L'unica altra persona da cui si fa accompagnare in giro o accarezzare oltre il suo padroncino è, infatti, Asra.
    Cosa che ovviamente ha sempre contribuito ad alimentare gli attriti del minore verso il maggiore.
    Derek le è estremamente affezionato e non è raro che la faccia dormire persino in camera sua o che passi pomeriggi interi a giocare con lei o a spazzolarle il foltissimo pelo. Dopo un po' di peripezie e test, è anche riuscito ad ottenere il permesso che lo autorizza a portarla con sé di pattuglia in caso di bisogno.
    </div></div></div>
     
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    Nome personaggio + link scheda: Fumiko Amemori
    Richiedo la modifica di: immagini, prestavolto e posizione della silpetit (ho chiesto, sì)
    Codice: lascio tutto qua che è già compilato
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    <div style="background: transparent; width: 620px !important"><div style="background: url(https://i.ibb.co/rdfJmBW/Ribes-sanguineum-Currant-0002092-99431-1623344321.jpg) center; background-size: cover; width: 620px !important; height: 185px !important"><div style="background-image: linear-gradient(to bottom, transparent, transparent, #050505); width: 620px !important; height: 125px !important; padding-top: 60px"><div class="cs_name" style="color: #ff968a">FUMIKO AMEMORI</div></div></div><div style="background-color: #050505; padding: 10px; border-bottom: 10px solid #ff968a"><div class="cs_info" style="overflow: auto; height: 123px !important; padding-right: 5px">[color=#ad3b65]&#10022; <b>Nome e cognome[/color]:</b> Fumiko Amemori.
    Potrebbe suonare insolito, ma è stata battezzata soltanto alla veneranda età di sedici anni: Fumiko, tuttavia, non è il nome che dei genitori affettuosi hanno scelto per lei, ma il nome della maestra che l'ha addestrata e che lei si è guadagnata il diritto di portare dopo aver dimostrato di valer qualcosa.
    Per la prima parte della sua vita è stata chiamata semplicemente <i>Haku</i>, come gli spiriti bambini del folclore horii che si dice portino fortuna alle case in cui si stabiliscono. Romantico? No, nient'affatto.
    Haku è un titolo attribuito in maniera eguale a tutti i bambini del clan Amemori, per cancellare ogni accenno di personalità e legami familiari. Non a caso, Fumiko considera il proprio nome la cosa più importante che ha.
    Allo stesso modo, il cognome non appartiene né a suo padre né a sua madre, ma alla Maestra Sagan, attuale guida e capo-villaggio di Shinsenky&#333;.

    [color=#ad3b65]&#10022; <b>Età:</b>[/color] 18 anni.

    [color=#ad3b65]&#10022; <b>Data di nascita:</b>[/color] 13 di Juevin 1007.
    Segno Luna, ascendente Vergine, ma nessuno dei due la rispecchia un granché. Come insegnato dal <i>Bansenshukai</i>, Fumiko conosce l'astrologia come arte divinatoria, ma considera dozzinale l'oroscopo odierno. L'unica interpretazione degna di essere seguita è la cosmologia esoterica usata dal clan, insegnata per domare le correnti del fato e istruire sui momenti ideali per intraprendere determinate azioni.

    [color=#ad3b65]&#10022; <b>Luogo di nascita:</b>[/color] Shinsenky&#333;. Valle Koga, Horai.
    Un villaggio rurale di poche centinaia di anime che sorge lungo la sponda dell'Hong Jang, fra le colline del Keihatsu a nord di Hachidori. Isolato, nascosto e ignorato quasi da ogni itinerario d'escursione, è segnato con un ridicolo puntolino sulle cartine geografiche della serie che lo trovi solo se vuoi trovarlo e pure in quel caso fai fatica.
    Non che sia una grande perdita, è perennemente immerso nella nebbia, circondato da foreste su tutti i lati e non c'è assolutamente <i>nulla</i> da vedere.

    [color=#ad3b65]&#10022; <b>Residenza attuale:</b>[/color] Ufficialmente il [URL=https://www.globaltimes.cn/Portals/0/attachment/2022/2022-08-25/1cde8cc1-4d05-4e57-8338-7889ce9dbc0e.jpeg]tolou[/URL] del clan Amemori, cuore pulsante dell'intero villaggio. Esso è circondato da altre abitazioni e al suo centro si trova il tempio dedicato a Legion e la dimora della Maestra Sagan. Dopo aver abbandonato il titolo di <i>Haku</i>, Fumiko ha ricevuto una stanza tutta per sé, dove risiede quando torna a fare rapporto.
    Peccato che il suo gusto estetico scarseggi in fatto di immobili e non vi sia niente più del necessario: un triste futon adagiato sul pavimento in tatami e diversi armadi in cui riporre abiti e armi.
    Al momento, dopotutto, vive in pianta stabile sulla nave della Morte Rossa o, più principalmente, nel loro fortino su un isoletta disabitata nell'arcipelago di Alya. Lì non ha una sua stanza privata, ma la condivide con due ragazze del gruppo: Tigre Blu e Loto Danzante.
    Se i muri sono tappezzati di stendardi e bandiere rubate alle autorità, i pochi mobili presenti di certo non si differenziano, quasi faticando a contenere l'enorme quantità di tesori e ninnoli accumulati durante anni di scorribande della ciurma pirata.

    [color=#ad3b65]&#10022; <b>Occupazione:</b>[/color] Kunoichi.
    È così che vengono chiamate le guerriere di sesso femminile secondo la tradizione del villaggio. Affini ad abili mercenarie altamente qualificate, il loro addestramento comincia fin dall'infanzia: sono istruite nel <i>ninp&#333;</i>, una filosofia di combattimento alla base della pratica di un'arte marziale fondata sulla guerriglia urbana e sullo spionaggio, anche chiamata "legge della sopportazione".
    Sono dunque spie, ladre, assassine e sabotatrici che agiscono in segreto, abili nel travestimento, nell'uso dei veleni, nell'arte della seduzione e nel combattimento ravvicinato; tramite il clan vengono spesso ingaggiate da terzi a causa degli <i>otto giuramenti</i> che sono tenute ad osservare secondo i precetti loro insegnati e che le lega alla causa che giurano di servire anche per la vita, se necessario.
    Fumiko serve da circa un anno <i>La Morte Rossa</i>, un'organizzazione criminale wesira che traffica armi, droga e artefatti magici fra Saad el Melik e Hachidori.

    [color=#ad3b65]&#10022; <b>Razza:</b>[/color] Furaku.
    (&#8881; pregio: resistenza; &#8881; difetto: magia).
    Essendo da sempre una razza associata a Garuda e ritenendola il suo unico punto debole, Fumiko odia alquanto la sua natura.

    [color=#ad3b65]&#10022; <b>Potere:</b>[/color] <i>Chrysá&#333;r</i>
    Maikoku: esso viene soddisfatto quando Fumiko si trova in una situazione di estremo pericolo fuori dal suo controllo, la quale potrebbe portare a ingenti danni fisici o addirittura alla morte; ciò che attiva il potere è dunque una sensazione d'ansia legata al terrore.
    Sebbene fino ad ora non sia mai successo, esso potrebbe attivarsi anche se una persona alla quale la furaku è profondamente legata si trovi nella medesima situazione.

    &#10803; <b>Tsuyo-sen-shi:</b>
    Forse guidato dal desiderio che il mondo a cui è da sempre costretta a correre dietro si fermi per un po', quando la condizione del maikoku viene soddisfatta Fumiko entra in uno stato che ha lo scopo di salvarla (o salvare qualcun altro se costui rientra nel maikoku) in cui è in grado di paralizzare chiunque entri in contatto con il suo sguardo.

    Tramite un contatto visivo la furaku è in grado di compromettere temporaneamente le vie nervose motorie della corteccia cerebrale, causando una paresi provvisoria dei muscoli del target.
    – L'effetto dello tsuyo-sen-shi dura <u>tre turni</u>: uno di attivazione e due di utilizzo.
    – Lo stato di paralisi che viene inflitto permane per <u>due turni</u> (uno di contatto visivo e il successivo), indipendentemente da quando il potere si sia attivato.
    – Durante la paralisi il target è impossibilitato a muovere tutti i muscoli volontari, ma non i muscoli involontari (es. non può fermare il battito cardiaco, lo sbattere delle palpebre, etc.).
    – Il potere non funziona su obiettivi bendati o ciechi, ma è in grado di agire attraverso specchi o riflessi. Non ha alcun effetto su Fumiko stessa.
    – Necessitando di un contatto visivo è un potere a corto raggio non in grado di estendersi oltre i sei metri.
    – Il contraccolpo, come prevedibile, non è tra i migliori: si parte dall’essere sopraffatti da un senso di spossatezza, al soffrire di completa cecità per un numero di turni pari al numero di persone che vengono paralizzate durante lo tsuyosenshi (fuori da combattimenti e quest, tale quantità si misura in ore). Ciò la lascia completamente esposta e alla mercé di eventuali nemici.

    [color=#ad3b65]&#10022; <b>Equipaggiamento:</b>[/color]
    - [ <b>Kunai</b> (x6) ]
    - [ <b>Tessen</b> ]
    - [ <b>Cerbottana</b> ]
    </div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #ff968a">Ribes Sanguinem « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">FIORE</span> <i class="fas fa-fan"></i></div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #ff968a"> topazio rosa, clavicola dx + [4/5] « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">SILPETIT</span> <i class="fas fa-gem"></i></div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #ff968a">LADRA « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">CLASSE</span> <i class="fas fa-user-circle"></i></div> <div class="cs_pv"><div style="border-bottom: 2px solid #201818; padding-bottom: 5px; margin-bottom: 5px; text-align: left"><i class="fas fa-id-card" style="margin-right: 5px"></i> Sparkle</div> Honkai: Star Rail<i class="fas fa-atlas" style="margin-left: 5px"></i></div> [IMG=mfnkjdswf]https://i.ibb.co/rH90fFk/mfnkjdswf.png[/IMG]<div style="background: transparent; display: inline-block"><div class="cs_psiche">psicologia</div><div class="cs_desc1" style="overflow: auto; height: 150px !important; padding-right: 5px">Si può riassumere in un termine: efficiente.
    Due volumi di filosofia, uno sul comando, tre su medicina e erboristeria, sette sulle tecniche di camuffamento e infiltrazione, due sull'astrologia e cinque su attrezzi e armi: cresciuta secondo i rigidi precetti del <i>Bansenshukai</i>, la raccolta di libri che racchiude tutte le conoscenze del clan Amemori sin dalla sua genesi, Fumiko non ha mai avuto modo di coltivare quel che si suole chiamare una propria "individualità". D'altronde, portare sulle spalle il peso di quasi otto secoli di tradizione potrebbe non essere la più facile delle imprese se si aspira a guadagnare una qualche forma di originalità o indipendenza... per fortuna, generalmente, i bambini nati in seno alla valle Koga non sviluppano questo problema.

    Lei, ovviamente, non fa eccezione.
    Se qualcuno, spinto dalla curiosità, provasse ad aprirle la scatola cranica come una pesca per scoprire che tipo di segreti vi si celano all'interno rimarrebbe senz'altro deluso; la furaku non è abituata a pensare per sé stessa, ma come una rotellina di un ingranaggio più grande: il clan. Vive per il clan, si muove per il clan, respira per il clan, ogni sua piccola, minuscola azione è ponderata per apportare beneficio al clan, ora o in futuro. Non si sognerebbe mai di pensare a loro come un vero nucleo familiare, non ha mai conosciuto gentilezze materne o affetto, e l'unico abbraccio mai sperimentato è quello gelido della morte. È quel tipo di persona capace di risponderti "oh, io non ho una famiglia" con candore disarmante, nonostante attorno ad esso ruoti gran parte della sua esistenza.
    Istruita fin da piccola a puntare all'efficienza e al sacrificio è, prima di ogni altra cosa, una gran lavoratrice che non conosce il concetto di fallimento: precisa e attenta, come una bestia ubbidiente e scrupolosa; la sua volontà - ridotta in frantumi con la violenza - è ormai divenuta un mero orpello insignificante, subordinata a calma e pazienza, principali virtù che le consentono di dominare ogni situazione.

    Insomma, di certo la sua <i>normalità</i> non si allinea con la tipica normalità delle persone comuni, ma non c'è da farne un dramma.
    Chi la conosce tende a descriverla come una ragazza dalle buone maniere, educata e colta quanto basta per non rimanere mai senza un argomento di conversazione, lo sguardo sempre piccato d'interesse e viva curiosità. Una giovane solare ed espansiva, alla quale piace passare ore a raccogliere conchiglie in riva al mare, intrecciare braccialetti o cestini in vimini al tramonto, che si vergogna tantissimo della sua voce o delle sue sgraziate abilità canore, e - ancora peggio - non ha la più pallida idea di come si usi uno smartphone.
    Veramente in pochi sospetterebbero che dietro la sua cortesia si nasconda una spietata assassina capace di squartare un uomo adulto senza batter ciglio. In ancora meno potrebbero indovinare il folle amore che nutre per il campo di battaglia.
    Un'arma rimane un'arma anche quando riposta nel fodero e Fumiko, purtroppo, è nata per essere tale. Adepta di un culto fedele a Legion, seconda divinità della guerra, adora testare i suoi limiti a volte sfiorando l'assurdo e prova un certo piacere nell'assecondare i desideri violenti del suo Dio: ogni sfida che che le consenta di migliorarsi e crescere come guerriera è <i>pane per i suoi denti</i>.
    Forse anche troppo letteralmente.
    Ma nella sua concezione morire significa fallire, fallire significa essere deboli ed essere deboli significa trovarsi a raschiare il fondo della catena alimentare.

    Nessuna di queste convinzioni ha mai vacillato... se non di recente, quando è stata accolta nella Morte Rossa, scoprendo come il mondo fuori dalla comunità fosse molto diverso da ciò che ha imparato sui libri. Suo malgrado, Fumiko si è scoperta capace di provare quella cosa da cui è sempre stata messa in guardia: sentimenti. Si è affezionata ai suoi compagni e ciò la fa sentire... <i>difettosa</i>, come una lama scheggiata. Le kunoichi non dovrebbero essere nient'altro che uno strumento e gli strumenti hanno bisogno di essere affilati, non sentimentali. La sua più grande sfida, al momento, è far sì che nessuno si accorga di questo suo "problema".

    <b>TRIVIA:</b>
    - Alleva una tarantola di nome Garuda. All'inizio l'aveva chiamata così per essere dispregiativa nei confronti della Dea, solo che poi si è affezionata e ora le tocca convivere con la cosa.
    - Possiede una bizzarra collezione di <i>denti</i>. Pure umani, sì. Le è capitato di staccarli e tenerli come ricordo a qualcuno dei suoi target. Uno dei suoi hobby, se così si può definire, pare essere smaltarli e dipingerli, per crearvi accessori come collane, bracciali o orecchini. Il suo tesoro più grande è un dente di gran fauce, regalatole da Laila per il suo primo anno nell'organizzazione.
    </div> <div style="background: transparent; display: inline-block"><div class="cs_desc2" style="overflow: auto; height: 150px !important; padding-right: 5px">Come tutte le kunoichi, Fumiko è una maga nell'arte del travestimento e incarna tutte le buone qualità di una fanciulla horii.
    Uno scricciolo di un metro e sessantadue per 54 chili di peso, che potrebbe riuscire a sembrare vostra nipote, una banale commessa al mercato del pesce, come una geisha della miglior casa di Hachidori. Piccola com'è non le daresti un soldo, invece è tanto pericolosa quanto dall'apparenza graziosa e innocente. Snella, agile e veloce, non c'è da sorprendersi che i suoi compagni della Morte Rossa abbiano cominciato a chiamarla <i>"Locusta"</i>, apparentemente a causa dei balzi che è capace di spiccare fra gli alberi della loro nave, che paiono sfidare le leggi della gravità.
    Il visetto, dai tratti docili e sinceri, è incorniciato da lunghissimi capelli lisci come spaghetti: se un tempo profumavano di larici e montagna, ormai rion, vento e salsedine se ne sono ingiustamente appropriati, rendendoli lucenti come una susina matura. Gli occhi sono grandi e di un ipnotico color magenta.

    In termini di età, Fumiko è una ragazza giovane, giovanissima, ma è anche una sopravvissuta ed una guerriera. Il suo corpo è ricoperto di cicatrici e non c'è una singola parte di lei che non abbia i segnacci tremendi di una vita vissuta con le armi in mano.
    Conoscere l'importanza delle apparenze e saperle valorizzare dovrebbe essere uno dei capisaldi dell'educazione che le hanno impartito. Dovrebbe, appunto.
    C'è da dire che Fumiko ci prova, ma ha scoperto di essere più brava ad infiltrarsi senza essere notata piuttosto che a sedurre la gente: è da un po' che si chiede come sia possibile risultare attraenti quando sei ricoperta di calli sulle mani e marchi, da cui solo il volto sembra esser stato risparmiato. La sua fortuna sembra essere che in una ciurma di pirati essi paiono essere un trofeo da esporre con fierezza, quindi per il momento ha smesso di preoccuparsene.
    Non ha mai avuto curve abbondanti, sostituite invece da ferrei muscoli e tonici addominali: non scherzate troppo sul voler essere strozzati dalle sue cosce, perché potrebbe succedere davvero e dopo sarebbero affari vostri.

    Non amando particolarmente ritrovarsi al centro dell'attenzione il suo vestiario finisce per essere assai anonimo: le stoffe di fattura horii saranno colorate solo se necessario e gli abiti ampi per nascondervi in mezzo le armi. Caratteristica delle kunoichi è quella di non girare mai disarmate: tendono a nascondere armi all'interno dei vestiti, aghi avvelenati nelle acconciature o lame nei ventagli, e sono anche addestrate nell'usare oggetti comuni come armi, per esempio sandali e scarpe con suole in legno per fratturare ossa o ombrelli come scudo.
    Fumiko è particolarmente abile nell'uso dei kunai e dei tessen, ma le sue armi preferite restano i <i>neko-te</i>, dei piccoli artigli da attaccare sotto alle unghie delle mani spesso intrisi di veleno, usati per graffiare o ferire gli occhi dei malcapitati.
    Il suo colore preferito è il blu notte e al polso destro indossa sempre uno spesso bracciale in cui sono incastonate le silpetit delle precedenti Fumiko, diciassette gemme colorate che, ormai, non contengono più alcun seme. Un macabro tesoro dal valore inestimabile, e simbolo della sua appartenenza al clan.

    &#10022; <b>Silpetit:</b> Topazio rosa. Un fiore a cinque punte, si trova sulla clavicola destra. Una è vuota, ma le altre quattro contengono un seme ciascuna.
    </div><div class="cs_aspetto">aspetto fisico</div> <div class="cs_img">[IMG=sp2]https://i.ibb.co/9Zz9d2b/sp2.png[/IMG]</div> <div class="cs_background"><p align="center"><i>« Non si può attraversare l'oceano se non si ha coraggio di perdere di vista la riva. Divora la tua paura e, con essa, i tuoi nemici. »</i>

    ---</p>A otto anni, Fumiko consumò il suo primo pasto a base di <i>carne umana</i>.
    A dire il vero, ancora non si chiamava Fumiko. Era soltanto Haku, ed era obbligata a mangiare a fianco della sua maestra.
    Era un peccato che la sua amica Haku non fosse riuscita a superare il Labirinto di Spade, pensava, ma quelle erano le regole: se sei debole, vieni mangiato. Sì, era indubbiamente triste. Da quel momento in poi non l'avrebbe più vista, eppure nessuno piangeva ad osservare il seggio vacante accanto alla maestra Saegiri.
    Se avesse conosciuto delle parole difficili come <i>selezione naturale</i> forse - in quel frangente - le sarebbero venute in mente, ma era una bambina di otto anni... e tutto ciò che conosceva erano le parole della maestra. La maestra, che le aveva detto di non essere triste. Lo spirito di Haku non era davvero perduto, aveva solo cambiato forma. Dopo quell'oggi la sua forza sarebbe stata sempre con lei, e niente le sembrò più giusto di questo.
    <p align="center">&#10022;&#10022;&#10022;</p>
    Ora che ci rifletteva, Fumiko credeva quella fosse la sua memoria più vivida della propria infanzia. Nel pallido silenzio della quiete notturna, la giovane rimase a guardare le proprie gambe dondolare nel vuoto.
    Non sapeva nemmeno perché le fosse venuto in mente, ma doveva essere a causa di Pegaso.
    Seduta in equilibrio sul parapetto della <i>Morte Rossa</i>, Fumiko strizzò gli occhi e li lasciò scorrere sul reticolato ondoso presente sulla superficie marina del golfo di Hachidori. Trovava davvero buffo che i membri della ciurma si dessero fra loro dei soprannomi legati a piante o animali: come Pegaso, che era un ashvin e lo chiamavano così perché era tutto bianco. Non aveva idea del perché lo facessero, ma ne avevano dato uno anche a lei e sebbene non fosse il più elegante del mondo la verità era che le piaceva molto avere un nome diverso, tutto suo.
    Ciò la faceva sentire un po' in colpa nei confronti di tutte le altre Fumiko, specie quando le capitava di posare lo sguardo sul bracciale con le loro silpetit, ma c'erano un sacco di cose che la facevano sentire in colpa da quando aveva messo piede sulla nave e ormai stava cominciando a farci l'abitudine.
    Uno sbadiglio spezzò la monotonia della sera per qualche secondo.
    L'ultimo turno di guardia prima dell'alba era sempre il più noioso, non succedeva mai niente. Specie quando il mare a croce impediva ai pirati di riprendere la navigazione. Lo sciabordare delle onde sotto la chiglia cullava le sue memorie e le faceva venire sonno.
    Aveva sempre avuto difficoltà a ricordare.
    Non le era piaciuta molto la proposta di Pegaso di giocare in cerchio ad obbligo o verità prima di dormire. In qualche modo erano finiti a raccontarsi simpatici aneddoti sulla loro infanzia, ed era stato strano sentirli parlare di genitori, amici e altre storie. Lei non aveva niente da raccontare, quindi quando era arrivato il suo turno aveva scelto di fare l'obbligo e credeva di aver rovinato l'atmosfera.
    Ma Fumiko sapeva bene di non poter parlare del clan a chi non ne era del clan.
    Era la prima regola. Tutte le altre si erano sommate nel corso degli anni, memorizzate insieme alle lingue e alla storia, ma - in fondo - non che avesse molto da dire, né su di loro né sulla sua infanzia: a Shinsenky&#333; i giorni erano tutti uguali.
    Suo padre non lo aveva mai conosciuto e a crescerla era stata la sua maestra, che... <i>teoricamente</i> era pure sua madre, ma non ne era affatto certa. A sentire i racconti degli altri, la vecchia Fumiko Amemori non si era comportata molto da madre. La cicatrice del seme yggdrasill che le aveva portato via era proprio sopra il suo cuore.
    Sì, <i>aveva sempre avuto problemi a ricordare</i>. Pensare al suo periodo di Haku le faceva venire il mal di testa. Rammentava il sapore del sangue, la sala del convivio più vuota dopo ogni prova, le lacrime e i pianti. Non suoi, perché piangere rende deboli, e lei non era mai stata debole.
    Ricordava di aver pianto solo due volte.
    La prima a tredici anni: qualcuno aveva attaccato il villaggio e, per un motivo che le era ancora ignoto, sua madre aveva tentato di ucciderla a sangue freddo. Così aveva scoperto di essere una furaku. La maestra si era arrabbiata e l'aveva gettata nel Pozzo dei Sospiri, come se volesse cancellarla dalla faccia di Magnolia, mentre malediceva la <i>"discendenza di Garuda"</i> e l'uomo che l'aveva contaminata. La paura le si era davvero insinuata nelle viscere nel buio di quel giorno, ma non gliene faceva una colpa: nessun adepto di Legion avrebbe voluto una figlia di Garuda in casa. Doveva ringraziare la Sacerdotessa se ne era uscita indenne, che aveva ritenuto un peccato "sprecare un talento come il suo".
    La seconda, a sedici. Al termine della prova di successione: derubare la maestra dei suoi semi rimasti. Vicenda che d'altronde poteva culminare solo con un suo trionfo o la morte. Quello non se lo sarebbe scordato mai. Il senso di tristezza e vuoto che l'aveva pervasa quando si era ritrovata il corpo esanime della donna che l'aveva cresciuta fra le braccia. Aveva pianto, e poi gridato di gioia. Come una crisalide che si rompe per mostrare al mondo lo sfarfallio di una vita che gemma.
    Il giorno in cui aveva smesso di essere Haku ed era diventata <i>Fumiko</i>.
    Uno schizzo d'acqua salata le inumidì il viso. Era strano che le onde arrivassero anche fin lassù. Fumiko si asciugò le guance e si mise in piedi, atterrando sul ponte con una capriola. Sull'orizzonte si stavano affacciando i primi colori del giorno, tra non molto Tigre Blu sarebbe venuta a darle il cambio e Garofano avrebbe chiamato per la colazione.
    Non aveva ancora ben chiaro perché al termine di tutto la Sacerdotessa Sagan l'avesse spedita lì. Sapeva che molte kunoichi e shinobi venivano spediti nei luoghi più remoti di Kharlan per raccogliere informazioni, perché era loro compito <i>prepararsi</i> per il ritorno di Legion.
    Ma cosa volesse dire, le era oscuro. Alla Sacerdotessa e alle kunoichi di grado più alto non piaceva parlare dei propri scopi, e per il momento ciò non la riguardava. Il suo compito era obbedire, non porre domande.
    </div></div></div></div></div>




    Nome personaggio + link scheda: Esteban Liskov
    Richiedo la modifica di: ho cambiato alcuni dettagli per via dell'abbandono di santa alye: adesso è sua sorella gemella ad essere l'hankan positiva, ma a parte qualche frase di background il resto è rimasto invariato.
    Codice: stessa cosa di sopra!
    HTML
    <div style="background: transparent; width: 620px !important"><div style="background: url(https://i.imgur.com/I6vOXT2.png) center; background-size: cover; width: 620px !important; height: 185px !important"><div style="background-image: linear-gradient(to bottom, transparent, transparent, #050505); width: 620px !important; height: 125px !important; padding-top: 60px"><div class="cs_name" style="color: #e9eaec">Esteban Liskov</div></div></div><div style="background-color: #050505; padding: 10px; border-bottom: 10px solid #e9eaec"><div class="cs_info" style="overflow: auto; height: 123px !important; padding-right: 5px">[color=#9da4d1]&#10022; <b>Nome e cognome:</b>[/color] Esteban Liskov.
    Vuoi che sia per buona o per cattiva fama, se non conoscete i Liskov non siete aztleni. No, non sono una di quelle famiglie pompose che hanno ventitré nomi e otto cognomi, tanto per mettere stizza di solito ne basta uno. Oltre ad essere simpaticissimi membri dell'elite - assieme a tante altre facce note - che si occupano della sicurezza nazionale, la loro genetica hankan sembra essere particolarmente maledetta: nonostante i ripetuti tentativi, i bambini nati positivi si contano ancora oggi sulle dita di una mano.
    Insieme a sua sorella gemella Sylvia, Esteban è il secondo figlio dell'attuale matriarca, Ophelia. Il suo nome pare essere una storpiatura di Stéphan. Sì, a sua madre piacciono i nomi che iniziano per "S.", ma quando ha scoperto di aspettare non solo il figlio maschio che credeva, ma due gemelli, si è detta che non poteva assolutamente soffrire una coppia di figli identici pure con la stessa iniziale e ha dato precedenza alla femmina.
    Avevano anche un fratellino, Ciel (anche questo inizia per "s." se fate attenzione alla pronuncia), ma è morto in un naufragio quando i gemelli avevano appena nove anni.

    [color=#9da4d1]&#10022; <b>Età:</b>[/color] 21 anni.

    [color=#9da4d1]&#10022; <b>Data di nascita:</b>[/color] 29 Kaze. Segno della Farfalla, ascendente Cranio. Una combinazione a dir poco terribile: immaginate Garuda e Nito che vanno a fare compere a braccetto e tirate voi le somme.

    [color=#9da4d1]&#10022; <b>Luogo di nascita:</b> [/color] Lykos, Aztlan.
    Ai margini della comunità hankan di Lykos svetta un'abitazione appena un po' più alta delle altre: la riconoscete subito, è la magione dei Liskov. Stando al loro albero genealogico, pare siano stati fra i primi hankan a mettere piede sull'arcipelago delle kaldaz e già questo non dovrebbe condirli di una reputazione proprio rosea, considerando <i>chi</i> veniva spedito sull'isola all'epoca. Per fortuna le altre tracce si sono perse nel tempo e non c'è verso sapere cosa sia vero e cosa sia un racconto ingigantito dagli avi. Oggi sono odiati per lo più a causa della loro arroganza, anche all'interno della loro stessa comunità; in molti dicono che le loro recenti sfortune se le sono solo tirate sui piedi da soli.

    [color=#9da4d1]&#10022; <b>Residenza attuale:</b>[/color] Lykos, Aztlan.
    Come tutti i giovani scapoli aztleni, il domicilio di Esteban è segnato ancora presso casa dei genitori. Non avendo intenzione di sposarsi tanto presto è probabile ci rimanga anche.

    [color=#9da4d1]&#10022; <b>Occupazione:</b>[/color] Sterminatore Hankan e cacciatore di teste quando avanza tempo.
    Quando la rivoluzione informatica ha colpito pure la nazione più ricca di Kharlan, creare dei sistemi atti a proteggere le comunicazioni e le reti è stato solo inevitabile: questo è ciò che fanno i Liskov da almeno tre generazioni, sono tecnici, agenti delle forze dell'ordine che si occupano della sicurezza informatica nazionale.
    Peccato che la sua brillante carriera come <i>cyber-security specialist</i> sia stata troncata ancora prima di nascere. Una volta uscito di prigione, Esteban si è "volontariamente" congedato dall'esercito per salvare la reputazione della famiglia Liskov e ora lavora come sterminatore hankan assieme a suo zio.
    Il titolo di cacciatore di teste è auto-attribuito: sarà meglio che passare la vita in cella, ma niente di quanto successo gli va davvero a genio. Motivo per il quale ha deciso di farsi giustizia da solo, con le cattive, visto che con le buone non si può.

    [color=#9da4d1]&#10022; <b>Razza:</b>[/color] Hankan 0-.
    (&#8881; pregio: agilità; &#8881; difetto: difesa).

    [color=#9da4d1]&#10022; <b>Equipaggiamento:</b>[/color] niente.
    </div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #e9eaec">Aconito « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">FIORE</span> <i class="fas fa-fan"></i></div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #e9eaec">cinabro, dorso mano destra [4/5] « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">SILPETIT</span> <i class="fas fa-gem"></i></div> <div class="cs_specifiche" style="background-color: #e9eaec">ROGUE (ASSASSINO) « <span style="text-transform: uppercase; letter-spacing: 1px; font-weight: bold">CLASSE</span> <i class="fas fa-user-circle"></i></div> <div class="cs_pv"><div style="border-bottom: 2px solid #201818; padding-bottom: 5px; margin-bottom: 5px; text-align: left"><i class="fas fa-id-card" style="margin-right: 5px"></i> Michael Kaiser</div> Blue Lock <i class="fas fa-atlas" style="margin-left: 5px"></i></div> [IMG=xcIjeWu]https://i.imgur.com/i90v7f7.png[/IMG] <div style="background: transparent; display: inline-block"><div class="cs_psiche">psicologia</div><div class="cs_desc1" style="overflow: auto; height: 150px !important; padding-right: 5px"><i>Testa di cazzo</i> e <i>Bastardo</i> sono soltanto due fra gli epiteti più gentili che gli sono stati rivolti.
    La prima caratteristica con cui dover fare i conti se si programma di interagire con Esteban è probabilmente la sua siffatta insensibilità che lo fa somigliare più ad un morrwen che ad un hankan. D'altronde uno che viene cresciuto con l'idea che non ci sia nulla di male nell'uccidere la gente - è nella tua natura, capita - e nemmeno i tuoi simili se sono hankan non registrati non può che venir su in questo modo.
    Ma non fraintendete, Esteban non ha alcun tipo di problema mentale dietro cui nascondere una mente fragile, è semplicemente così. Avete presente tutti gli hankan negativi che si piangono addosso e odiano il non poter toccare le altre persone a causa della loro condizione? Ecco, Esteban <i>non</i> è così. Al contrario, è proprio contento. Profondamente misantropo, odia gran parte del genere umano, è asociale a modo suo e molto selettivo per quanto riguarda le persone da avere intorno: ergo, più la gente gli sta lontano, meglio è.
    Diamo a Eranis ciò che è di Eranis: in sintesi, è un sarcastico stronzetto snob e antipatico. E se ciò è piuttosto comune nella gelida terra dei fiordi, aggiungete un pizzico di xenofobia, una buona dose di arroganza, l'inesistente pietà e l'indelebile sorriso da infame con la risposta sempre in canna e avrete la ricetta del vostro incubo peggiore. Quando si dice il proverbiale <i>carattere di merda</i>...
    Non temete che in famiglia non se ne salva uno! Fra lui, sua sorella, sua madre e il compagno di sua madre compongono un allegro quartetto di stronzi con la patente che vanno d'accordo solamente nelle quattro mura del loro castello di ghiaccio e buona fortuna a chi sta fuori.
    Esteban ritiene la vita sostanzialmente noiosa e la ricerca del <i>brivido</i> uno dei capisaldi della sua esistenza. Non a caso fra i suoi maggiori peccati si conta a mani basse l'avidità. È avido di ogni cosa: soldi, potere, conoscenza. Ci sono davvero pochissime cose che non farebbe per una di queste tre e non gli importa cosa deve sacrificare per averle, a patto che il sacrificio possa portare un benessere maggiore rispetto al benessere precedente.
    Quanto al resto, ha un intelletto piuttosto fine ed è particolarmente versato nelle materie scientifiche ed informatiche, d'altronde avrebbe dovuto fare l'ingegnere. Ciò non lo rende privo di sensibilità artistica: fra i suoi hobby potremmo includere un peculiare interesse per la cultura horii, specie anime e videogiochi horror, e una strana passione per le auto da corsa. Insomma, non sarà mister simpatia, ma se sollevate le giuste leve conversarci non è impossibile.
    Per qualche motivo tutta quest'aura sembra far impazzire le fanciulle: forse sarà lo charme da cattivo ragazzo, forse no, ma ha una lunga schiera di signorine disposte a sposarlo, magari pure convinte di poter vivere l'intrigante <i>bad romance</i> dei loro sogni. Peccato che da un po' di tempo lui abbia maturato la consapevolezza di essere asessuale e, considerando che non si è mai nemmeno innamorato, sta cominciando a credere di essere anche aromantico. Inoltre, essendo un hankan 0-, non potrebbe far altro che sposarsi con chi gli dicono e sembra più una scocciatura che un vantaggio; preferisce lasciare l'onore di portare avanti il nome dei Liskov a sua sorella gemella.

    <b>TRIVIA:</b>
    - Ha diversi account social media con circa 90k followers: sua sorella l'ha trascinato nel magico e maledetto mondo dei <i>cosplay</i> ed evidentemente il suo bel faccino riscuote abbastanza successo. Inoltre agli horii deve piacere il drama, perché la notizia del suo arresto ha fatto schizzare i suoi seguaci alle stelle. Ovviamente lui ci marcia.
    - Adora le scommesse e non ripudia nemmeno il gioco d'azzardo. Scommetterebbe su qualsiasi cosa, e quando si dice qualsiasi cosa, si intende <i>qualsiasi</i>. Il problema è che non capita spesso lo facciano entrare nei casinò. L'unica cosa che ripudia sono le slot perché - parole sue - non gli danno la stessa adrenalina che sono in grado di dagli le scommesse con altre persone.
    - È quel tipo di persona che andrebbe punita di più: le uniche volte che si è preso le botte che si meritava è stato ad opera di sua sorella e da parte di un tizio che non ha avuto paura di lui quando è finito in carcere. Indovinate cosa ha imparato? Esatto, niente.
    </div> <div style="background: transparent; display: inline-block"><div class="cs_desc2" style="overflow: auto; height: 150px !important; padding-right: 5px">Forse, diciamo <i>forse</i>, se ci fosse verso cucirgli la bocca potrebbe persino essere un bel ragazzo. Poco importa quanto possano essere angeliche le tue caratteristiche se poi ogni volta che devi dire qualcosa fai salire il sangue al cervello della gente. E pensare che non c'è verso neppure di picchiarlo perché è un hankan negativo, quindi vi tocca restare con il prurito nelle nocche.
    Esteban rispecchia quasi perfettamente tutte le caratteristiche tipiche della sua razza. Capelli biondo platino, con qualche sfumatura azzurra sulle punte frutto di una tinta finita male, lunghezza media e nemici delle forbici dei parrucchieri, perché tende a tagliarli da solo quando pensa che siano troppo lunghi: questo fa sì che rimangano sempre poco più lunghi delle spalle e scalati in maniera molto fantasiosa.
    Noto come l'hankan dagli occhi blu, non perché li abbia effettivamente azzurri, ma perché sono di un viola talmente chiaro che se lo si guarda da lontano - come beh, è consigliato fare nel suo caso - in un ambiente dove la luce scarseggia come aztlan, le iridi sembrano celesti. Non c'è molto altro da dire, se non che è mezzo cieco solo da un occhio (con ben quattro diottrie mancanti) e quindi ogni tanto (= sempre secondo il dottore, ma si sa: gli adolescenti) deve portare gli occhiali... oppure una singola lente a contatto.
    Alto quanto basta per l'arcipelago delle Kaldaz, con la bellezza di 186 centimetri, è invece molto più muscoloso della media dei suoi coetanei. Vuoi che sia conseguenza dell'allenamento a cui ti abitua l'Heer, vuoi che sia perché in carcere non aveva un granché da fare se non allenarsi, unito alla pelle chiarissima, ha il fisico scolpito proprio di una statua di marmo. Ha due rose tatuate sul collo, le cui spine proseguono e si attorcigliano tutte attorno al braccio destro fino a terminare sul dorso della mano con una grossa corona stilizzata; anche se non è stato facile trovare qualcuno disposto a tatuare un hankan negativo, è un'opera d'arte di cui va particolarmente fiero, e la suddetta tatuatrice è tutt'ora una delle poche persone con cui parla volentieri.

    <b>Silpetit:</b> si trova sul dorso della mano dominante, la destra, una gemma romboidale di cinabro, un minerale da considerarsi tossico per il suo alto contenuto in mercurio. Di solito indossa i guanti, quindi non si nota, quando li toglie però la si può veder risplendere sopra la corona del tatuaggio.
    </div><div class="cs_aspetto">aspetto fisico</div> <div class="cs_img">[IMG=YlASmrG]https://i.imgur.com/STEsxH1.png[/IMG]</div> <div class="cs_background"><i>Testa o croce?</i> Nelle mani del giusto hankan anche un'innocua moneta da un dracia può diventare un arma letale.
    Esteban avrebbe voluto chiedersi perché gliel'avessero lasciata in tasca prima di sbatterlo là sotto, ma non aveva intenzione di lamentarsi di una svista. Senza di quella si sarebbe annoiato a morte. Non che avesse intenzione di usarla per evadere o avvelenare la guardia del prossimo turno, ma da sette mesi - di tanto in tanto - si limitava a guardarla scintillare per aria, in attesa della sua ora preferita del pomeriggio. Che quell'oggi stava arrivando decisamente prima. Dei passi familiari lungo il corridoio che affiancava la cella lo avvertirono dell'arrivo di Sylvia prima ancora che ella si fermasse davanti alle sbarre.
    “Alza le chiappe. Ti porto fuori di qui.”
    Gli occhi velenosi della gemella lo avvertirono che era nervosa. Alle dieci di mattina. Esteban acchiappò al volo la monetina. Gli sembrava un po' presto per la sua visita di routine ad Adamantia. Testa o Croce? <i>Croce</i>.
    “Avventuroso. Fuga clandestina?”
    “Idiota.” Sylvia si tolse un tintinnante mazzo di chiavi dalla cintura e aprì la porta del sotterraneo. “Sei stato dichiarato innocente.”
    L'altro hankan le sorrise, beffardo, e si alzò dal letto. “Ma non mi dire.”

    <p align="center">***</p>Una tappa nelle carceri di Lykos non si scorda tanto facilmente. Esteban è uno dei pochi che potrebbe raccontarvi di esserne entrato e uscito pressoché indenne. Se pensate si meriti un applauso, non fateglielo, perché questa simpatica gita gli è costata il posto nell'esercito, una brillante e futura carriera fra gli spalti governativi e la fiducia di almeno metà dei suoi connazionali. Non che prima qualcuno si fidasse, eh.
    Nessuno si fida mai dei Liskov.
    Ma è comunque una scocciatura.

    Se dovesse descrivere la sua vita Esteban metterebbe tre punti fermi: il giorno in cui è nato suo fratello, il giorno in cui <i>è morto suo fratello</i>, e il giorno in cui è stato arrestato.
    Oltre ciò, nell'insieme, la definirebbe tranquilla e rettilinea.
    Sua madre la conoscete tutti: è <i>quella donna bionda coi guanti</i> che occupa <i>quell'ufficio dell'Heimr</i>. Se ci finisci dentro è consigliato non toccare niente senza permesso, la spilla rossa sul petto parla da sé, e come tutte le donne dei Liskov gira voce che sia maledetta perché, è risaputo, non diano alla luce bambini positivi manco a pagarli. È, tipo, una storia che va avanti sin dalla guerra fredda con il Niflheimr.
    Suo padre... beh, suo padre è un capitolo a parte, ed è meglio lasciar perdere. Tanto è impazzito per i sensi di colpa dopo l'<i>incidente</i> ed è attualmente in cura ad un ospedale psichiatrico di Lykos.

    Senza dubbio una vita <i>normale</i> - per quanto possa essere normale la vita di un bambino hankan nato con la stigmate del sangue negativo - il cui riassunto conterebbe ben poche parole: venuto al mondo due minuti dopo sua sorella gemella Sylvia, famiglia più che agiata, prima infanzia trascorsa al Bozzolo affidato alle cure di uno zio sterminatore, istruzione privata e i perpetui inverni gelidi di Lykos come sfondo.
    A differenza sua, Sylvia è considerata un po' il miracolo di famiglia; è la prima hankan positiva che vede la luce nella loro famiglia da 114 anni. Qualche intruglio miracoloso deve aver funzionato fra il sangue dei genitori. Poco dopo nasce anche Ciel, un ragazzino timido che li raggiunge presto al bozzolo. Ora il nome di Ophelia Liskov potrà essere inciso con orgoglio nel loro albero genealogico, e i tre piccoli studieranno e serviranno la patria con onore, proprio come ogni altro Liskov prima di loro.
    Sogni di gloria che, tuttavia, non durano a lungo, perché quando i gemelli hanno appena nove anni il traghetto che scorta loro padre e il loro fratellino verso uno dei tanti viaggi per Adamantina naufraga e il mare inghiotte le loro vite per sempre.
    O quasi. L'unico a recuperare coscienza è il genitore, spiaggiato sull'isola dell'albero sacro con un seme in meno nella silpetit. Di Ciel nessuna traccia, a nulla servono le ricerche dell'esercito e delle autorità hankan: passati due mesi il ragazzino viene dato per morto. Anche se fosse sopravvissuto al naufragio, non vi è modo che sia sopravvissuto al decadimento causato della lenta morte.
    La perdita del fratellino non fa per nulla bene a suo padre, che in poco tempo cade in depressione e tenta il suicidio due volte. Di Kåre Svetünd, devoto chierico di Eranis, in breve non rimane altro che un uomo tormentato dai sensi di colpa per aver distrutto una famiglia.

    Esteban e Sylvia, invece, pensano spesso che, su quel traghetto, se non fosse stato per un imprevisto di sua madre, ci sarebbero dovuti essere tutti e cinque. Crescendo, Esteban capisce anche perché quel pensiero abbia avuto ragione di esistere.
    Gli hankan negativi sono odiati da tutti: è una verità a cui è stato abituato dallo zio, al bozzolo, quando gli ha insegnato a non avvelenare le cose perché vuoi far passare un brutto quarto d'ora al tuo compagno di banco che ti ha guardato male. Purtroppo è un po' difficile sviluppare empatia, quando quello stesso zio ti insegna anche che è correttissimo <i>togliere di mezzo</i> chi non rispetta le ferree regole della tua società.
    Ed effettivamente la grande matriarca Ophelia non le rispetta proprio <i>tutte</i>. A partire dall'idea di voler per forza continuare un lignaggio con così tanti problemi di genetica, per finire con la fierezza con cui ostenta il proprio sangue, del quale - a dispetto di quanto si creda - è sempre andata piuttosto fiera. Anzi, pensa sia proprio per quello che gli hankan negativi abbiano una marcia in più: si meritano il doppio, il triplo, del rispetto degli altri. Ophelia è una donna abituata ad essere guardata con timore reverenziale, non solo per la posizione che occupa, e ciò la rende magnifica davanti ai suoi occhi da dodicenne, che vuole crescere e diventare proprio come lei.

    Rimane il terzo punto, anche detto il giorno in cui è andato tutto male.
    Avete presente quelle giornate sfortunate in cui sembra che l'iperuranio intero sia contro di voi? Quelle in cui dite che "sicuro domani vi spetta qualcosa di bello per quanto siete stati sfortunati oggi"?
    Esteban sta ancora aspettando quel domani.
    Sono circa quattro mesi che ha cominciato a lavorare con sua madre. Concluso l'obbligo scolastico, si è inserito fra le fila dell'Herr perché si sa, spiana la strada. Nessuna esperienza indimenticabile, è sempre stato un campione nel farsi odiare e a spaventare i colleghi, le persone che non si lamentano se vengono assegnate in coppia con lui sono tre, due delle quali sono morrwen.
    È sera, sul tardi, sua madre è uscita un paio d'ore per una riunione e gli ha chiesto di chiudere l'ufficio. Esteban è già all'uscita, pronto a riconsegnare le chiavi, quando un messaggio sul cellulare lo fa tornare sui suoi passi: a Ophelia servono dei documenti e gli chiede se glieli può mandare per mail.
    Esteban torna su, ma quando apre la porta dell'ufficio all'interno c'è uno sconosciuto che non ha mai visto. O meglio, no, forse lo ha visto, non è mica uno degli addetti alle pulizie? Forse, vallo a ricordare, ma non dovrebbe avere le chiavi e sta chiaramente smanettando al computer di sua madre. Scatta la discussione: <i>chi sei, cosa fai, spostati di lì, ma no sono Ludwig il figlio dell'ispettore Bjørnsen, comunque non dovresti essere qui, devo prendere dei documenti, strano pure io, posso vedere cosa fai, no non puoi dirmi di no, sì invece, penso che dovrei proprio vedere cosa fai</i>. La cosa degenera. Si rischia di passare alle mani. Poi Ludwig estrae una pistola e gli spara in testa.

    Quando Esteban si risveglia, tre giorni dopo, la prima cosa che si trova davanti è un manipolo di soldati dell'Herr pronti ad arrestarlo.
    Accanto a lui, sul tappeto macchiato di sangue, c'è il cadavere di Ludwig Bjørsen, svenuto per shock anafilattico e poi morto per estrazione di silpetit. L'autopsia sul cadavere parla chiaro: veleno di hankan. Il suo. La ricostruzione genetica non lascia spazio a dubbi: corrisponde al suo DNA. Dal computer di sua madre sono spariti importanti documenti che riguardano il governo aztleno. La ricostruzione degli eventi è abbastanza chiara: li ha passati a qualcuno, magari una talpa, Ludwig l'ha scoperto e quando ha provato a fermarlo l'hankan l'ha ucciso venendo però mortalmente ferito a sua volta. Esteban crede che lo stiano prendendo per il culo. Quel tizio morto al suo fianco non è Ludwig Bjørsen. O almeno, non è il Ludwig che lui ha visto tre giorni prima. Qualcuno sta chiaramente cercando di insabbiare qualcosa e lui ci è finito in mezzo per errore. In più, la cronologia delle ferite non corrisponde, come cazzo avrebbe fatto ad uccidere qualcuno dopo aver ricevuto una pallottola nel cranio?
    Ovviamente nessuno gli crede, c'è da sistemare le cose e in fretta, Esteban viene sbattuto in prigione con la promessa che indagheranno e tanti saluti. Altrettanto ovviamente le indagini non portano da nessuna parte. Poi arrivano le Eranisnache 1025, la terra trema sotto l'ombra di un attentato al capo di stato e il suo caso scivola nel dimenticatoio.

    Passano altri due mesi interi prima che sua madre riesca a tirarlo fuori di lì dopo aver fatto pressione coi piani alti: a conti fatti le cose non tornano e non ci sono abbastanza prove per incarcerarlo. Esteban viene rilasciato sotto cauzione e poi viene "gentilmente" invitato a lasciar perdere esercito e carriera nell'Heimr finché non si calmano le acque: cosa che, nel gergo aztleno, significa <i>mai</i>.
    Per ora ha accettato di lavorare insieme a suo zio, come sterminatore, ma non ha gettato la spugna. L'Herr non sembra avere intenzione di fargli giustizia, quindi se la farà da solo. In carcere ha capito che il mondo non gira sempre dalla stessa parte e la cicatrice da arma da fuoco che gli è rimasta sulla tempia destra gli fa da monito per ricordargli di non abbassare mai la guardia. Diciamo che deve ancora decidere da quale parte stare, è solo certo che sarà quella del vincitore.
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    Grazie mille! ♡
     
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49 replies since 1/10/2021, 15:05   727 views
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