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    Kharlan GDR

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    Mermensi
    Nome: Mermensi, altrimenti conosciuti come seaborn. Il primo nome è quello con cui sono conosciuti nel folklore di Kharlan, il secondo viene utilizzato esclusivamente dai mermensi stessi e appartiene a una lingua sconosciuta. In entrambi i casi, etimologicamente è traducibile come “nato dal mare”.
    Divinità patrona: Martel della taumaturgia.
    Abilità di razza:
    ❖ Possono assumere due distinte forme: una umana e una marina, per specifiche si rimanda al punto [ Particolarità fisiche ]
    ❖ In presenza di temperature ottimali (solitamente sopra i 20° gradi) lo spreco di energia per mantenere il corpo al caldo è pressoché nullo. Ciò comporta una maggiore capacità di sopportare la fame e garantisce una lunga sopravvivenza anche durante i periodi di digiuno. La loro aspettativa di vita è sensibilmente più lunga di quella umana, raggiungendo i massimo 150 anni.
    ❖ Possono parlare e comprendere qualsiasi lingua umana per mezzo di una magia lanciata sul loro antico retaggio. Maggiori informazioni alla voce [ Altro ].
    ❖ Possiedono una naturale predisposizione alla magia bardica specializzata nell’uso della voce. Il loro canto può trasmettere ultrasuoni che stordiscono chi li ode per un turno e manda in tilt tutto ciò con cui gli ultrasuoni potrebbero interferire; usare questo potere a fini offensivi (es. fuori dal combattimento, su una nave) sarà narrativamente punito dalla legge.
    ❖ Innato controllo dell’acqua:
    1. Necessitano di una fonte dell’elemento a cui attingere;
    2. Possono controllare l’elemento fino a un raggio di 7 metri da loro.
    3. Vietate azioni powerplay, come scatenare onde anomale o maremoti.
    ❖ Sono ottimi nuotatori anche in forma umana e sono in grado di stare in apnea più a lungo di un umano medio.

    Debolezze:
    ❖ Estremamente delicati sia nella forma umana che in quella marina, la loro pelle dal pH particolarmente basso soffre il tocco di qualunque altra creatura nella forma di un prurito fastidioso. Ciò non vuol dire che non possano toccare ed essere toccati da altri, ma il contatto genera una sensazione di frizzicorio.
    ❖ Essendo creature a sangue freddo, sono incapaci di vivere in zone dai climi rigidi e sono generalmente vulnerabili alle variazioni di temperatura. Tutto questo comporta una diminuzione delle prestazioni fisiche, in particolar modo la resistenza. I vestiti sono tendenzialmente inutili per combattere la dispersione di calore; la stoffa termica horii, capace di generare autonomamente calore, è l’unica per loro realmente utile.
    ❖ In forma umana hanno bisogno di bere molto (almeno due litri di acqua al giorno, idealmente tre) o di bagnarsi frequentemente la parte superiore del corpo, altrimenti rischiano la disidratazione. Il bisogno varia a seconda dell’ambiente circostante: più fa caldo, più la disidratazione è rapida; più fa freddo, maggiore sarà la resistenza alla disidratazione.
    ❖ In forma umana olfatto e udito sono particolarmente sensibili, al contrario della vista generalmente debole (difetto correggibile con degli occhiali). Essendo abituati alle mani artigliate, hanno difficoltà ad afferrare e soprattutto mantenere la presa.
    ❖ Sono soggetti a limitazioni per quanto riguarda la scelta della classe. Nello specifico:
    - non disponibile: cecchino (non hanno una buona vista), marchiato (la magia dei non-morti attinge all'akasha, che uccide i mermensi);
    - disponibili solo in determinate circostanze: fabbro (necessario trovare un maestro sulla terraferma), ranger (sempre specializzati in fauna marina), paladino e chierico (solo Martel), burattinaio, mago e panteista (solo se si iscrivono a un collegio magico).
    La piaga: se un mermense in forma marina ha un contatto prolungato (tre o quattro giorni di immersione) con acqua contaminata dall’akasha o, in alternativa, in forma umana ha un contatto anche breve (poche ore) con zone emerse contaminate e/o Lymphe, ha un’alta probabilità di contrarre una malattia denominata piaga. Un contatto fisico avrà maggiori possibilità di far ammalare un mermense rispetto alla semplice vicinanza, il contatto con il sangue li fa ammalare sicuramente. Questa non è altro che una conseguenza del tentativo dell’akasha di mutare il mermense in Lymphe.
    Le creature sviluppano in entrambe le forme sintomi simili alla polmonite umana: in primis cianosi, seguita da tosse, difficoltà respiratorie, catarro, rapida dispersione del calore corporeo e afonia. Il decorso sfocia nell’infezione delle principali mucose del corpo (bocca, orecchie, naso, occhi), che può provocare un copioso sanguinamento con alterazione del pigmento del sangue, che appare blu. Giunti a questo stadio dell’infezione, la morte è pressoché certa.
    Attualmente la piaga non può essere curata o rallentata né dagli ashvin né dagli hankan positivi, ha un altissimo tasso di mortalità, motivo per cui i professionisti si stanno mobilitando per trovare una cura e risposte al perché i mermensi siano l’unica razza, assieme agli umani, a non morire in tempi brevissimi per l’induzione alla mutazione in Lymphe. Se il malato viene allontanato dalla zona inquinata e curato, può sopravvivere massimo un anno; viceversa, la morte soggiunge in pochi giorni.

    Pregio: resistenza.
    Difetto: difesa.
    Origine: nel parlare dei mermensi va fatta una netta distinzione tra il corrispettivo folkloristico, che li dipinge come esseri umani con la parte inferiore del corpo da pesce, il cui canto soave sarebbe capace di incantare i marinai conducendoli alla morte, e ciò i veri mermensi sono, creature misteriose che per oltre un millennio hanno soggiornato indisturbate sul fondo del mare prima che il risveglio delle vene del mondo avvelenasse di akasha le acque, costringendoli a cercare riparo sulle coste niflee per sfuggire a una morte lenta e dolorosa. Vivere sui fondali, fisicamente più vicini all’akasha, li rende più resistenti ma non immuni ai suoi effetti.
    Lontano dalle terre emerse, i mermensi hanno prosperato in perfetta armonia con una natura messa sempre più a dura prova dall’inquinamento. Sono particolarmente restii a condividere con gli estranei informazioni sulla loro storia, la quale affonda le sue radici nel mondo precedente alla grande purga e alla creazione dell’albero Yggdrasill. Sono dunque uno dei pochi nessi col vecchio mondo, del quale tuttavia conservano poche informazioni concentrate nelle mani di poche persone specifiche e sconosciute alla maggior parte dei mermensi.

    Area di sviluppo: i fondali marini di tutta Kharlan, dove hanno potuto prosperare senza essere mai scoperti dalla popolazione terrestre.

    Diffusione: tutti i mari, con prevalenza intorno all’albero Yggdrasill. La colonia sotto l’arcipelago delle Kaldaz è attualmente disabitata e le sue acque avvelenate dall’energia sprigionata dalla vena del mondo.
    Esponenti importanti: i capi dei clan, ogni mermense appartiene infatti a un clan.

    Giurisdizione: i mermensi non rispondono ad alcuna legge che non sia quella dei clan. La società è strutturata in clan di dimensioni variabili, ciascuno dei quali crea le proprie regole e la propria gerarchia. L'unica grande legge che accomuna tutti i mermensi è il veto di cacciare in acque appartenenti a un altro clan.

    Rapporto con la civilizzazione: integrarsi per loro è apparentemente impossibile, le differenze con il popolo terrestre sono troppo grandi e radicate. Non hanno una buona opinione di ciò che abita la terraferma, sia perché inquina i loro mari, sia perché memori delle motivazioni a monte della purga precedente alla creazione dell'albero Yggdrasill.
    Sono generalmente poco socievoli, diffidenti e molto timorosi nei confronti di ciò che non conoscono e preferiscono la fuga al combattimento, soprattutto in forma umana.
    Pur vivendo in una società strutturata intorno al concetto di clan, non discriminano i loro simili in alcun modo. L’unico modo per destare disapprovazione dal resto della comunità è attualmente mostrare troppe simpatie per i terrestri.
    Non hanno cognizione dell'esistenza di altre divinità all'infuori delle grandi quattro (Martel, Lunaris, Sungura e Yedral), ma venerano solo Martel.
    Particolarità fisiche: possiedono due distinte forme fisiche, intercambiabili in maniera del tutto automatica. Ciò vuol dire che i mermensi, avendo passato più di un millennio sott’acqua, hanno dimenticato come assumere forma umana e la trasformazione avviene indipendentemente dalla loro volontà. La trasformazione si innesca in base alla tipologia di apparato respiratorio necessario alla sopravvivenza: dunque, se il mermense è abbastanza sommerso da necessitare di branchie, assumerà la forma marina; viceversa, qualora la testa fosse fuori dall'acqua per un periodo di tempo che renda necessarie le vie respiratorie umane, il mermense perderà tutte le caratteristiche marine. Il tempo necessario all’innesco della trasformazione varia da individuo a individuo in base alla propria capacità di restare in apnea. La mancanza di ossigeno e la conseguente sofferenza respiratoria danno il via alla trasformazione, che avviene nell’arco di meno di un minuto.
    Per adattarsi alla vita subacquea, i mermensi si sono evoluti in qualcosa che gli esseri umani definirebbero mostruoso. Possiedono una coda da pesce, mani artigliate, avambracci, ascelle e fianchi palmati, un cranio dalla forma leggermente a punta, occhi umani posizionati sulle tempie e denti leggermente appuntiti. I capelli sono sostituiti da delle membrane mollicce simili ai filamenti delle meduse, dai colori opalescenti e accesi. Non avendo bisogno di un naso, il loro massiccio frontale è piatto. Lo stesso discorso vale per i peli, che sott’acqua sarebbero solo d’impaccio e appesantirebbero un corpo forgiato per essere idrodinamico. Le branchie sono posizionate sul collo, la loro pelle è viscida e molto sensibile agli agenti esterni e variazioni dell’ambiente.
    Nella forma umana mantengono i colori accesi dei capelli e la pelle estremamente pallida e delicata, per il resto sono indistinguibili dall’umano medio. Non è raro però che qualcosa nella trasformazione vada storto, portandoli a mantenere tratti marini anche in forma umana (che però non si rivelano mai mortali; es: avranno sempre il naso).

    Particolarità psicologiche e mentali: sono caratterizzati da un forte senso di appartenenza alla comunità e di base ostili a tutte le altre razze, compresi gli animali se terrestri. Alcuni potrebbero essere curiosi nei confronti degli umani, ma un atteggiamento troppo amichevole è mal visto dalla comunità mermense. L’abitudine agli sconfinati fondali marini li rende claustrofobici, dunque non vivono bene il dover entrare in un edificio anche quando grande.
    Sono schizzinosi e facilmente impressionabili, nonché profondamente ignoranti riguardo tutto ciò che sta sopra il livello del mare. Non hanno idea di cosa sia la tecnologia e per questo motivo le autorità cercano di non lasciarli mai da soli, perciò è normale che un mermense sia sempre accompagnato da un terrestre.

    Altro:
    ❖ La loro lingua, chiamata mermense dai kharlaniani, consiste nella trasmissione di vocalizzi a bassa frequenza, simili a quelli delle balene. Questo li rende capaci di comunicare con alcuni animali marini come i cetacei. Nel momento in cui comunicano con altri esseri umani il loro canto viene automaticamente udito da chi li ascolta nella lingua da questi parlata, il merito è di una loro abilità di razza. Lo stesso vale al contrario.
    Tra di loro, i mermensi chiamano la propria lingua inglese. Ovviamente per i kharlaniani non è niente di rivelatorio: il mermense o inglese è una lingua come lo sono tutte le altre. L'inglese esiste solo in forma orale, l'antica forma scritta è andata perduta.
    ❖ Tutti i mermensi non conoscono la lingua scritta. Che si tratti di horii-hen, ars oratoria, shanti ke Martel o azthlen, devono imparare a leggere come chiunque altro.
    ❖ La loro dieta comprende tutto ciò che viene dal mare e prediligono il cibo crudo. In forma umana hanno difficoltà a digerire la frutta, la carne, i lievitati e in generale i cibi pesanti, come il fritto.
    ❖ Non hanno familiarità con il concetto di città e tutto ciò che è tecnologia, dopotutto vivono sui fondali marini.
    ❖ Secondo le antiche leggende mermensi, il cielo non sarebbe altro che un secondo mare, e non importa quanto gli si ripeta che non è così, fornendogli anche prove scientifiche: per un mermense è un secondo mare, punto.
    ❖ Da quando sono arrivati sulla terraferma, hanno sviluppato un’irrazionale paura dei nasi, assenti nella loro forma originale.
    ❖ Curiosamente, i più antichi mermensi non avevano una Silpetit, quelli attuali però sì.


    Edited by Kharlan GDR Staff - 18/4/2024, 11:45
     
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